Sarajevo non è mai stata una città qualunque. Basti pensare all’attentato che fu il casus belli della prima guerra mondiale – era il 28 giugno 1914 e Gavrilo Princip assassinava l’arciduca Francesco Ferdinando all’altezza del Ponte Latino – oppure all’eccezionale carattere multiculturale che ha sempre contraddistinto la città, divenendo poi il suo stesso tallone d’achille. La Gerusalemme dei Balcani, infatti, è stata per tempo immemore un interessante laboratorio di integrazione etnica e religiosa in cui convivevano serenamente cattolici, musulmani ed ebrei.
Proprio in questo contesto caotico e promiscuo ha luogo uno dei derby più particolari dell’area balcanica. A Sarajevo ci sono diverse squadre, ma il “derby eterno”, come taluni lo definiscono, è quello tra due istituzioni che rappresentano mondi opposti nella stessa città. Per spiegare sensatamente la differenza principale tra i Bordo-Bijeli (Marroni-Bianchi del FK) e i Plavi (i Blu dello Željo), è necessario scomodare Ivica Osim, ultimo CT della nazionale Jugoslava, che disse: "Tifare Sarajevo è una questione di geografia, mentre tifare Željezničar è una questione di filosofia".