CONTRASTI

Resurrezione a Venezia

La città più bella del mondo nel calcio, tra nostalgie e speranze

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ù bella del mondo nel calcio, tra nostalgie e speranze. Èun autunno qualsiasi, molto lagunare, quello del 1993. In una Juventus fresca di vittoria della coppa UEFA, ma a secco di scudetti da oltre sette anni, gioca Roberto Baggio (che vincerà il Pallone d’Oro) insieme ad altri talenti presenti e futuri del calcio europeo, gente che in poche stagioni sarà campione d’Europa per club e/o nazionali, come Ravanelli o Möller. Molti, nonostante l’umidità, sono lì per loro, o per la fede bianconera, o magari per un’altra fede a strisce che si accontenterà di una bella serata di calcio, eventualmente godendo per un’improbabile eliminazione della Juve dalla Coppa Italia, dopo un balbettante 1 a 1 contro gli outsider nell’andata giocata al Delle Alpi. Sono tanti anni che il gotha del calcio non tocca la coda del pesce. Probabilmente qualcuno ricorda ancora gli anni quaranta, ma era un ragazzino, e ora è un attempato padre di famiglia, forse un nonno appassionato con paltò, cappello e radiolina d’ordinanza, e le ossa che dolgono nella sera di Sant’Elena.