Anni di prime, grandi rivalità sulla stessa rotta. Anni di primi match race: duelli all’ultimo sangue dal sapore medievale tra un difensore e uno sfidante. Il 22 agosto 1851, questi vennero inquadrati per la prima volta nella cornice ufficiale della Coppa delle 100 Ghinee, ribattezzata America dal nome della goletta che prima delle altre tagliò il traguardo della celebre regata attorno all’isola di Wight. Come scrive Nicoletta Salvatori nel suo “Coppa America” edito da Felici Sport:
“È una sfida in cui i campioni, sia che difendano il trofeo sia che lo pretendano per sé, combattono in nome e per conto di circoli esclusivi che li sostengono. Come cavalieri in una giostra medievale hanno dunque dietro i loro lord, ma sono anche espressione delle nazioni la cui bandiera sventolano e degli interessi commerciali che li hanno messi in grado di combattere”.
Dinamiche antiche che caratterizzano ancora oggi i sodalizi in campo. Le barche su cui si regata, oggi come allora, sono strumenti tecnologicamente avanzati che rappresentano il top di gamma dell’industria del proprio tempo. Gli armatori, per la durata della campagna, possono contare sulla fedeltà di atleti che dedicano anima e corpo alla causa del Team. E poi ci sono i danari, tantissimi danari, che servono a saldare i conti delle tecnologie e dei materiali utilizzati oltre a retribuire i protagonisti coinvolti nell’impresa: dai membri dell’equipaggio a quelli dello shore Team, passando per gli avvocati e le spie. Sì, anche avvocati pronti ad appigliarsi al minimo cavillo del regolamento e uomini dediti allo spionaggio degli avversari. Come in ogni grande azienda che si rispetti.