In casa Juve è tempo di riflessioni. L'eliminazione in Champions non è soltanto una beffa sportiva ma si porta dietro anche delle sostanziose conseguenze economiche. Il bilancio è in rosso e si discute come intervenire senza dovere fare troppi tagli che possano compromettere il livello tecnico della squadra. Anche prima della beffa con il Porto (come abbiamo già avuto modo di scrivere in più occasioni) la dirigenza bianconera ha individuato nell'addio a Ronaldo il passo più importante per sistemare i bilanci societari.
Arrivato nell'estate del 2018 e individuato come il giocatore che finalmente sarebbe riuscito a sfatare il tabù europeo, CR7, nelle sue tre stagioni alla Juve, è uscito dalla Champions ai quarti il primo anno e agli ottavi negli ultimi due. Un bilancio più che deficitario che, ovviamente, non dipende soltanto da lui. E' evidente, però, che si inizino a fare i conti sulla differenza tra quanto speso e i risultati sul campo. Il contratto del portoghese scade nel 2022 e costa alla Juventus poco più di 54 milioni all'anno. Una cifra non più sostenibile se si pensa che anche i più prestigiosi club europei sono stati costretti a rivedere i conti nell'anno più disgraziato dal dopoguerra.
E' molto probabile, al momento, immaginare che la strategia bianconera sia quella di monetizzare la sua cessione, per una cifra vicina ai 60 milioni, e risparmiare i tanti soldi dell'ingaggio. Le possibilità non sono molte. Quella di cui si è più parlato è il Psg, che potrebbe tentare la carta CR7 nel caso in cui Messi dovesse restare al Barcellona. Voci spagnole parlano di un possibile ritorno al Manchester United, con la possibilità di inserire Pogba nella trattativa, ma tutto dipende dalla volontà di Ronaldo che potrebbe anche decidere, a 36 anni, di chiudere la sua straordinaria carriera in un campionato meno impegnativo e in una città di sicuro appeal come Miami.