QUATTROTRETRE

Undici gol di testa speciali

Wenger è solo l’ultimo ad aver proposto di eliminare il gioco aereo, ma la storia del calcio è pieno di reti iconiche segnate proprio così

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Via i colpi di testa. Non in senso lato, ma proprio quelli veri. Nel calcio sono una componente fondamentale e tuttavia negli ultimi tempi sono sempre di più le voci di coloro che vorrebbero l’eliminazione, o quantomeno la limitazione, del gioco aereo. Complici anche i segni lasciati sul corpo dei calciatori, leggasi casi in aumento di demenza e simili. L’ultimo a schierarsi contro i colpi di testa è stato l’ex allenatore dell’Arsenal, Arsène Wenger. Il gioco aereo, però, è una componente fondamentale del calcio e vogliamo omaggiarlo con una rassegna di undici gol iconici segnati, per l’appunto, di testa. Speciali, decisivi, particolari, unici: perché la palla si può colpire anche non con i piedi e toccare vertici assoluti, di bellezza o di importanza.

Quanto si è scritto e raccontato su questo gol: Pelé che decolla su cross di Rivelino e rimane in aria per un tempo che sembra infinito, con il povero Tarcisio Burgnich che prova a resistere, ma si riscopre umano, troppo umano, quindi atterra mentre quell’altro, il marziano, “O Rei”, è ancora lì in cielo. Finire nel poster dalla parte sbagliata, perché la rete all’Italia è il manifesto della carriera di Pelé, che a 30 anni è capace ancora di certe giocate. “Lui però stava andando indietro e io venivo avanti – spiegherà il campione brasiliano, assolvendo Burgnich – e quindi era bastato fare un buon salto”. Gianni Brera usò questa immagine per descrivere il gol di Pelé: “Stacca come se veramente si calasse da un alto ramo di baobab o di sicomoro: dà anche l’impressione di fermarsi un istante in aria aspettando l’impatto”. Pelé, l’unico giocatore ad aver segnato di testa in due finali mondiali, nel 1970, appunto, e nel 1958.

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