NBA

Nba: i 76ers travolgono gli Spurs, Golden State batte Utah. Altra vittoria per Gallinari e Atlanta

Pur senza Embiid, Philadelphia batte San Antonio di 35. Curry festeggia il compleanno con 32 punti e la vittoria contro i Jazz, Hawks al quinto successo di fila: Cavs ko, 20 per l’azzurro

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Non mancano le sorprese nella notte Nba: pur senza Joel Embiid, Philadelphia travolge con un perentorio 134-99 gli Spurs, mentre Steph Curry, con 32 punti nel giorno del suo compleanno, guida gli Warriors a un inatteso successo per 131-119 contro Utah. Atlanta fa 5-0 dall’arrivo di coach McMillan: ci sono anche 20 punti di Gallinari nel 100-82 contro i Cavs. Williamson trascina New Orleans al +20 contro i Clippers, vincono anche Miami e Boston.

PHILADELPHIA 76ERS-SAN ANTONIO SPURS 134-99

È una dichiarazione d’intenti non da poco quella dei 76ers, che alla prima partita senza Joel Embiid (fuori per due settimane a causa dell’infortunio al ginocchio patito contro Washington) travolge gli Spurs con un perentorio +35, regalando un sorriso ai 3.100 tifosi che, per la prima volta in stagione, hanno potuto assistere a un match al Wells Fargo Center grazie a un lieve allentamento delle restrizioni anti-Covid. Coincidenzialmente, sono 35 anche gli assist di squadra, che mistrano un grande bilanciamento in fase offensiva: 7 si registrano sul tabellino di Tobias Harris, miglior marcatore di serata con 23 punti, ben 9 sono invece quelli di Ben Simmons, che di punti ne aggiunge 14. Da segnalare anche i 21 di un preciso Seth Curry, che contribuisce all’allungo definitivo nel terzo periodo che porta ad un ampio garbage time, consentendo a coach Doc Rivers di ruotare i suoi giocatori in tal modo che nessuno dei titolari arrivi neanche a sfiorare i 30 minuti di impiego. La partita di San Antonio, il cui migliori marcatori sono Derrick White e Drew Ebanks a quota 17, è sintetizzabile con le parole di Dejounte Murray (14 punti per lui) in conferenza stampa: “Abbiamo preso un pugno in faccia”.

GOLDEN STATE WARRIORS-UTAH JAZZ 131-119

Nel giorno del suo 33° compleanno, Steph Curry si fa un gran bel regalo portando alla vittoria gli Warriors contro la squadra con il record migliore di questa stagione. Reduci da quattro ko di fila e vogliosi di rivincita, gli uomini guidati in panchina da Steve Kerr chiudono avanti di 11 il primo quarto e, praticamente, non devono più guardarsi alle spalle nel matinée domenicale: il protagonista principale è proprio Curry, che firma 32 punti con un impressionante 6/9 dalla distanza, ma quella del Chase Center è anche la serata di Andrew Wiggins, finalmente concreto e autore di 28 punti, e di un Draymond Green in formato ‘vintage’, che mette a referto una tripla-doppia da 11 punti, 12 rimbalzi e altrettanti assist. Ai Jazz, alla quarta sconfitta nelle ultime sei uscite, non bastano le prove da 24 punti di Donovan Mitchell e Rudy Gobert, con quest’ultimo che aggiunge addirittura 28 rimbalzi, 8 dei quali offensivi: Golden State non perde mai un colpo e veleggia comodamente verso un successo importante per dimenticare le difficoltà dell’ultima settimana.

ATLANTA HAWKS-CLEVELAND CAVALIERS 100-82

Quinta vittoria in altrettante partite per coach Nate McMillan sulla panchina degli Atlanta Hawks, che sembrano proprio aver trovato quella continuità di rendimento che mancava nella prima parte nella stagione. Certo, l’avversario di questa notte è davvero poca cosa, considerando che perde dopo nemmeno due minuti di gioco il veterano Kevin Love, tornato a sentire dolore al polpaccio che lo aveva fermato nelle settimane precedenti, prima del rientro il 12 marzo contro New Orleans: così ad Atlanta basta un attacco bilanciato per prevalere sui propri avversari, con John Collins miglior marcatore (per lui doppia-doppia da 22 punti e 12 rimbalzi) e Danilo Gallinari che ne aggiunge 20, con canestri importanti nell’allungo decisivo del quarto periodo. Non c’è nemmeno bisogno di accelerare per Trae Young, che può fermarsi a quota 14 punti, anche perché dalla panchina entra un ottimo Nathan Knight, che con 16 punti aggiorna il record personale della sua stagione da rookie. I Cavs, dall’altra parte, provano a restare in partita finché possono, ma quando il miglior marcatore, Collin Sexton, ha bisogno di 17 tiri per fare 15 punti, diventa impossibile anche solo pensare di poter vincere.

NEW ORLEANS PELICANS-LOS ANGELES CLIPPERS 135-115

Continua la bizzarra stagione dei Pelicans, capaci nel giro di pochi giorni di perdere in casa contro Minnesota e di rifilare un clamoroso +20 a una delle compagini migliori della Western Conference, i Clippers. È davvero senza appello la sentenza emessa allo Smoothie King Center: New Orleans tira con il 65,4% dal campo (season-high per quel che riguarda l’intera Nba) ed è trascinata da uno Zion Williamson da 27 punti, con 13/16 al tiro. Oltre allo schiacciasassi ex-Duke, brillano anche Brandon Ingram, autore di 23 punti, e Lonzo Ball, che ne aggiunge 20. Nella ripresa ampio spazio per alcuni degli uomini meno impiegati in stagione, come Jaxson Hayes (che segna 17 punti ma soprattutto realizza una schiacciata clamorosa nel terzo periodo, ‘posterizzando’ il malcapitato Reggie Jackson), ma non per Nicolò Melli, in campo per 7 minuti scarsi con 1/4 al tiro e 2 punti complessivi. Per i Clippers si salva solo Kawhi Leonard, che segna 23 punti prima di essere risparmiato nel finale. Brutta la prestazione di Paul George, che si ferma a quota 15 con 1/8 dalla distanza.

ORLANDO MAGIC-MIAMI HEAT 97-102

La stagione degli Heat sembra aver preso la piega giusta una volta per tutte: nel derby della Florida contro Orlando arriva infatti la vittoria numero dieci nelle ultime undici uscite, che rafforza il quarto posto ad Est della squadra di Erik Spoelstra. Senza dubbio il protagonista principale della serie positiva, nonché della partita di stanotte, è Jimmy Butler: sul suo tabellino ci sono 29 punti, 9 assist, 7 rimbalzi e ben 5 palle rubate, l’ultima delle quali arriva a 5” dalla fine e mette il sigillo sulla vittoria. Miami, comunque, non è solo Butler: a referto ci sono anche i 22 punti di Tyler Herro dalla panchina, i 18 di Kelly Olynyk e i 14 di Duncan Robinson, utili per avere la meglio su una squadra che, come spesso accade, si affida alle cifre di Nikola Vucevic (per lui 38 punti e 10 rimbalzi) e alle scorribande di Terrence Ross (31), ma non manda nessun altro giocatore in doppia cifra e sbaglia ancora, come tante altre volte in stagione, l’approccio agli ultimi minuti.

HOUSTON ROCKETS-BOSTON CELTICS 107-134

Vittoria senza appello per i Celtics, che ritrovano il successo dopo il ko di Brooklyn contro una delle peggiori squadre della Lega, alla 16a sconfitta consecutiva (mai così male negli ultimi vent’anni). Difficile parlare di cifre decisive in partite del genere, dove una squadra scappa via già prima dell’intervallo e chiude i conti con largo anticipo rispetto alla sirena finale: nessun giocatore in canotta biancoverde gioca più di 27 minuti e i migliori sono Jaylen Brown con 24 punti e Jayson Tatum con 23 (e il canestro sulla sirena del terzo periodo che frustra ancor più la serata dei texani). In pieno garbage time c’è anche spazio per il gigante Tacko Fall, che realizza 6 punti in 9 minuti. Davvero poco da dire sui Rockets: dietro i 26 punti di Victor Oladipo e i 21 di Kenyon Martin jr (tanti appassionati ricorderanno papà Kenyon sr, soprattutto con le uniformi di Nets e Nuggets) c’è letteralmente il vuoto: le ambizioni di playoff sono drammaticamente spente, la lottery è lì che aspetta.

MINNESOTA TIMBERWOLVES-PORTLAND TRAIL BLAZERS 114-112

A proposito di lottery, una delle squadre destinate a parteciparvi, Minnesota, si prende una piccola soddisfazione battendo Portland grazie a una bella prova di squadra e all’esplosione della scelta numero uno al Draft 2020, Anthony Edwards: il prodotto di University of Georgia aggiorna il suo career-high a 34 punti, frutto di una prestazione da 6/10 da due punti e 6/14 dalla distanza. Oltre a lui, ci sono altri cinque uomini in doppia cifra, tra i quali si segnala il redivivo Ricky Rubio, autore di 15 punti. Karl-Anthony Towns si ferma a quota 13, ma aggiunge 8 rimbalzi e altrettanti importanti assist. Portland resta in partita fino alla fine sostanzialmente grazie alla prova da 38 punti di Damian Lillard, che segna 6 triple e raggiunge, a quota 1.930 tiri dalla distanza segnati in carriera, J.R. Smith al 15° posto della classifica assoluta. Accanto a lui, però, non bastano 21 punti di Gary Trent jr e 16 di Carmelo Anthony dalla panchina: per Portland è il secondo ko nelle ultime tre uscite.

CHICAGO BULLS-TORONTO RAPTORS 118-95

Sono sempre più in caduta libera i Raptors, che raccolgono la quinta sconfitta consecutiva, settima nelle ultime otto, scivolando all’undicesimo posto ad Est, superati proprio da Chicago. I Bulls volano verso la vittoria, la prima dopo due ko di fila, grazie a un attacco capace di portare ben nove uomini in doppia cifra: il migliore fra gli uomini di Billy Donovan è Patrick Williams, rookie da Florida State, che segna 23 punti aggiornando il career-high personale. Zach LaVine può così evitare di prendersi tutte le responsabilità sulle proprie spalle e si ferma a 15 punti, mentre Lauri Markkanen ne aggiunge 13. Dall’altra parte gli unici a lottare fino alla fine sono Norman Powell, top scorer di serata con 32 punti, e Kyle Lowry, che ne aggiunge 20: non basta, però, per contendere il successo alla franchigia dell’Illinois.

OKLAHOMA CITY THUNDER-MEMPHIS GRIZZLIES 128-122

Grazie a uno spettacolare ultimo periodo, vinto con un parziale di 38-22, i Thunder ottengono il terzo successo nelle ultime quattro partite e provano a rilanciare le proprie ambizioni di partecipazione al play-in tournament, portandosi a due partite dal decimo posto occupato proprio da Memphis. I Grizzlies partono meglio e sembrano controllare il match, grazie ad un attacco bilanciato e ben sette uomini in doppia cifra, guidati dai 22 punti di Ja Morant e dalla doppia-doppia da 16 punti e 14 rimbalzi di Jonas Valanciunas. Dall’altra parte, però, si scatenano nella ripresa Shai Gilgeous-Alexander, che chiude il match con 30 punti, e il rookie Aleksej Pokusevski: il 19enne serbo, ex Olympiacos, realizza il suo career-high con 23 punti e raccoglie anche 10 rimbalzi, confezionando così un’importante quanto inattesa doppia-doppia, che permette a Okc scrollarsi di dosso l’etichetta imbarazzante di squadra materasso ad Ovest.