Walter Samuel, l'ultimo muro difensivo

La nobile arte dello stopper

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La sparizione degli stopper vecchia maniera dai campi di calcio non ha una data precisa, ma forse un giorno che può essere inserito negli almanacchi di storia del fútbol: è il 25 maggio 2016, quando Walter Samuel gioca la sua ultima partita, Grasshopper-Basilea, al termine di un’appendice di carriera in terra elvetica, dopo gli anni passati a calcare i prati più prestigiosi d’Europa e Sudamerica, con l’obiettivo permanente di sbarrare la strada, con le buone o le cattive, ai fuoriclasse avversari lanciati verso la propria area di rigore.

Alcuni mesi prima del ritiro arriva la consapevolezza che quell’obiettivo non era più raggiungibile. “Arriva un momento in cui bisogna prendere coscienza del proprio corpo. Se tutto fa male, anche la mente comincia a stancarsi” sentenziava Walter, spiegando che le sue condizioni fisiche lo obbligavano ad ammainare la bandiera di cui era portatore, quella degli stopper d’antan, quelli per cui distruggere il gioco è più importante che crearlo, o meglio quelli per cui la pars destruens si fa anche pars construens.

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