FIRENZE ADDIO

Il lento declino di Cesare: solo delusioni da Brasile '14 in poi

Le dimissioni dalla Fiorentina sono solo l'ultimo capitolo di una lunga serie di fallimenti

Cesare Prandelli è stato per anni uno degli allenatori più apprezzati del calcio italiano. Ha fatto benissimo a Parma, nonostante i problemi societari, e ha fatto vivere alla Fiorentina uno dei momenti migliori della sua storia recente. Nel 2010 è il tecnico emergente del calcio italiano, tanto che viene chiamato alla guida della nazionale reduce dal fallimento di Sudafrica 2010. L'Italia, con lui alla guida, gioca un calcio brillante e vincente che la porta al secondo posto di Euro 2012, dietro la super Spagna di Del Bosque, e le fa guadagnare il ruolo di una delle favorite al mondiale del 2014 in Brasile. Da lì inizia la discesa. 

In quella coppa del mondo gli azzurri escono al primo turno in un girone con Inghilterra, Uruguay e Costa Rica. La delusione è grande e Prandelli decide di imbarcarsi subito in una nuova avventura rispondendo alla chiamata del Galatasaray. Al debutto perde la Supercoppa turca e viene esonerato già a novembre dopo l'eliminazione da tutte le competizioni europee. Dopo un paio d'anni di riflessione riparte dal Valencia dove si dimette dopo tre mesi per divergenze con la società e con la squadra negli ultimi posti della classifica della Liga. 

Nella primavera del 2017 viene chiamato dall'Al-Nasr, squadra degli Emirati Arabi Uniti, ma viene esonerato nel gennaio 2018 dopo essere stato eliminato dalla Coppa del Presidente. A fine anno lo chiama il Genoa per sostituire Juric. Riesce a salvarsi, dopo mesi complicati, solo all'ultima giornata e solo per la migliore situazione negli scontri diretti con l'Empoli. L'ultima esperienza inizia a novembre 2020, con il ritorno a Firenze, e si conclude con le dimissioni. Da quella brutta giornata del 24 giugno 2014 (sconfitta con l'Uruguay) è iniziato un declino inimmaginabile soltanto sette anni fa. 

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