Dall’anno di nascita 1959 a quello 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse
Un’afosa serata di fine giugno. E’ il 1977, da più di un mese la Juventus ha rotto il maleficio europeo conquistando contro l’Athletic Bilbao la Coppa Uefa, primo trofeo internazionale della sua storia. Pochi giorni dopo l’epica notte del San Mames i bianconeri a Marassi mettono le mani sullo scudetto numero 17, quello dei 51 punti su 60. Alla Juve del Trap non riesce però il triplete: la fase finale di Coppa Italia comincia male, con due sconfitte e un pareggio nel girone. E così nell’ultimo turno, in casa contro un Lanerossi Vicenza appena promosso in Serie A, Trapattoni decide di dare spazio alle seconde linee. Vince 2-1 la Juve-muletto: le poche migliaia di spettatori al vecchio Comunale applaudono le giocate del numero 10, tale Gian Piero Gasperini, e le magie di un numero 8 piccolo di statura ma dai grandi numeri. Si chiama Francesco Della Monica, ha da poco compiuto 17 anni ed è a Torino, nelle giovanili bianconere, da due. Rivera e Causio sono i miti a cui si ispira, con grande orgoglio potrà dire di essersi allenato spesso con il Barone. Nel suo esordio da juventino “grande” lascia la firma: al minuto 60 infila Ernesto Galli dopo una sontuosa azione personale. Francisca (un altro baby Juve) e Albanese completano il tabellino dei marcatori per il 2-1 finale. Qualche settimana dopo Della Monica va in prestito allo Juniorcasale, società satellite della Juve specializzata nel lanciare giovani del vivaio bianconero (Marocchino, tanto per fare un nome). A Casale Francesco rimane due stagioni ma non farà più ritorno alla casa base. Qualche settimana ad Avellino senza presenze in A, poi un lungo peregrinare in Serie C: Cavese (proprio vicino a casa, lui nato a Vietri sul Mare), Spezia, Forlì. Nell’estate ’83 sale in B e con la Cremonese è subito promosso in A anche se il suo contributo è da panchinaro: Mondonico gli regala 25 presenze totali, 12 da titolare ma solo due complete. L’anno dopo fa in tempo ad esordire in A con i grigiorossi (a Marassi contro la Samp nel pomeriggio del debutto in A anche dell’ormai doriano Gianluca Vialli: entra al 75esimo al posto di Chiorri), poi nel mercato autunnale sbarca a Empoli e qui si prenderà le sue belle soddisfazioni: quattro stagioni, la prima di transizione, la seconda con la storica promozione in A e la terza, finalmente da protagonista nella massima divisione. Il tecnico Gaetano Salvemini gli affida la maglia numero 9, centravanti arretrato si diceva all’epoca. Gioca 26 partite su 30 nel torneo 1986-87 e firma anche quello che rimarrà l’unico suo centro in Serie A: 2 novembre ’86, Empoli-Roma 1-3. Il suo è il gol del momentaneo vantaggio azzurro: sinistro chirurgico nel fango che s’infila all’incrocio e non lascia scampo a Tancredi. Nella ripresa la squadra giallorossa, allora allenata da Eriksson, completa la rimonta con una doppietta di Baldieri e una rete di Desideri. La magia del Castellani gli vale un nomignolo pesante, “Maradona dei poveri”. E del resto il 1986 è l’anno top nella carriera di Francesco Della Monica, come in quella di Dieguito. Perché qualche mese prima, a febbraio, quando ancora l’Empoli era in B, era arrivata forse la soddisfazione più grande della carriera: un gol a San Siro, la Scala del calcio, decisivo per la storica qualificazione dell’Empoli ai quarti di finale della Coppa Italia con clamorosa eliminazione a sorpresa del Milan di Baresi, Maldini, Virdis e Paolo Rossi. Sulla panchina rossonera Nils Liedholm per una partita a suo modo storica: pochi giorni dopo, infatti, Silvio Berlusconi diventerà il proprietario del Diavolo. All’andata aveva prevalso l’Empoli 1-0 con gol di Cecconi. Al ritorno, subito Paolo Rossi a segno. Ma al minuto 8 della ripresa il portiere toscano Drago scarica palla con le mani a Della Monica che parte dalla sua area di rigore: salta come birilli mezzo Milan (Wilkins, Baresi, Maldini e Filippo Galli tra gli altri…) e di destro deposita in rete sull’uscita di Nuciari. Un gol pazzesco, che vi invitiamo a riguardare su Youtube. Un gol neppure troppo diverso da quello che tre mesi dopo proprio Maradona segnerà all’Azteca contro l’Inghilterra.
Torniamo al campionato 1986-87: l’Empoli si salva, ma la stagione successiva retrocede. Della Monica alterna campo e panchina, il feeling con Salvemini e con la piazza sembra essersi rotto. Nell’estate ’88 Vincenzo Guerini, che lo aveva portato a Empoli nell’ottobre ’84, lo rivuole a Brescia: ma la stagione del rilancio si rivela un mezzo fallimento. Partito con l’obiettivo promozione, il Brescia si salva dalla C solo grazie alla vittoria ai rigori nello spareggio di Cesena contro (proprio…) l’Empoli. Della Monica entra per i 5 minuti finali ma non fa in tempo a calciare dal dischetto: gli errori di Soda, Cipriani e Baiano rendono superflua la sua battuta da ex. La salvezza non evita a Della Monica di scendere… in C1. Rimane poche settimane a Messina, poi torna dalle parti di casa: fa in tempo ad aiutare la Salernitana a ritornare tra i cadetti dopo quasi 25 anni, ma la stagione successiva saluta la compagnia granata per andare al Francavilla. Un campionato di C2, poi nel 1991-92 il ritorno vicino a casa, alla Turris di Torre del Greco. A 32 anni Della Monica chiude con il calcio giocato e con il rammarico, con tutto quel talento, di non avere neanche toccato le 50 partite in Serie A. Ma più che in campionato Francesco Della Monica sapeva esaltarsi nelle notti di Coppa: con la Juve (esordio e gol nell’unica sua presenza ufficiale in bianconero) e con l’Empoli a San Siro, con quella fantastica discesa personale che – chissà - potrebbe aver anche ispirato il gol del secolo firmato Diego Armando Maradona…
Francesco Della Monica classe 1960
Serie A: 42 presenze, 1 gol
Serie B: 104 presenze, 6 gol