Per il secondo dei suoi cinque film da regista, la grande attrice Angelina Jolie ha scelto una bellissima storia che racconta la vita di un grande atleta ma anche, e soprattutto, un uomo di spessore fisico ineguagliabile. Se Mandela era Invictus, Louis Zamperini è Unbroken, quello che non si spezza, che non si rompe, che non si arrende.
In pace e in guerra, sulla pista e sui comandi di un bombardiere, naufrago nell’oceano o dietro il filo spinato di un campo di concentramento giapponese dove il trattamento era inumano. Era una storia troppo bella per non essere narrata e così la troppo bella (Angelina, certo, figlia di Jon Voigt) ha finito per narrarla, con l’aiuto dei fratelli Joel e Ethan Cohen, ed è triste che il vecchio Louis non abbia fatto in tempo per vedersi, con il volto e il corpo di Jack O’Connell: se n’è andato a 97 anni compiuti, nel luglio del 2014, dopo che il suo nome era già apparso nelle lista dei caduti settant’anni prima. Si erano sbagliati, non sapevano che lui era “unbroken”. Difficile spazzarlo via.