Il calcio è fatto (anche) di Ivano Bordon

Una carriera al servizio del gruppo

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Ci vuole carattere. Ce ne vuole parecchio per non passar la vita a maledire una strana sorte. Perché essere nati in un ambiente devastato dalle ciminiere del petrolchimico quando al mondo esistono tanti paradisi naturali? Perché avere un talento da portiere se poi c’è sempre qualcuno più bravo di te? Domande del genere Ivano Bordon deve essersele fatte spesso, nei 70 anni di vita compiuti da poco. Ma lui è anche un uomo con una dotazione non comune: ha talento e, per l’appunto, carattere. L’uomo Ivano Bordon, uno dal quale gli aspiranti campioni di oggi dovrebbero imparare come si sta in campo. E forse anche al mondo.

È FORTE DAVVERO

«Ma dai, siamo seri. Come fa a nascere un campione in un posto come quello?». «Credimi, quel ragazzo è forte davvero». Ivano Bordon nasce a Marghera il 13 aprile 1951. Non erano certo anni di risanamento ambientale, quelli; e se volevi giocare a calcio, per i polmoni Marghera non era il massimo. Ma sei nato lì ed è lì che ti formi, nella più grande area industriale d’Italia, tra un’altissima concentrazione di industrie metallurgiche e chimiche (Venezia ha pure bisogno di qualcuno che faccia il “lavoro sporco”, e questo tocca a Marghera). Il giovane muove i primi passi con la Juventina, piccola squadra lagunare. A capirne carattere e potenzialità è il tecnico Elio Borsetto, ex terzino della Mestrina e piccola istituzione locale.

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