Dall’anno di nascita 1959 a quello 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse
Nel Torino di fine anni Settanta/inizi Ottanta (magari non Grande ma di sicuro tosto e spesso vincente) dietro i Gemelli del gol (la premiata ditta Pulici & Graziani) prometteva faville Mariani Pietro da Cantalice, Rieti. Classe 1962, ha appena 15 anni quando saluta mamma Tosca e papà Bernardino e arriva a Torino per giocare nelle Giovanili granata. Allievi e Primavera, gol a raffica e un soprannome “figlio” delle sue magie in campo: Pedro Abracadabra. Di lui si accorge e un po’, calcisticamente, si innamora Gigi Radice. Che a 17 anni lo convoca per il ritiro precampionato e non esita a farlo esordire in A addirittura alla prima giornata del torneo 1979-80 e con la “sacra” maglia numero 11 sulle spalle. Succede che per la trasferta di Cagliari sia assente Paolino Pulici e, proprio a ridosso della partita, dia forfait anche Pino Greco, un fantasista adattato a giocare, alla bisogna, di punta. Mariani rimane in campo 90 minuti, non segna (0-0 il risultato finale) ma convince. Tanto che l’inviato de La Stampa scrive: “E’ forte fisicamente e possiede carattere. Fa bene Radice a credere in lui: è una punta che sarà molto utile al Toro.”
Nella sua prima annata in effetti non delude le attese. Segna due gol: uno in casa al Pescara (2-0 finale, firma il raddoppio dopo l’iniziale rete di Graziani) e uno all’Olimpico contro la Lazio (con rimonta e vittoria finale biancoceleste per 2-1 davanti a una vasta schiera di parenti e amici). E sempre all’Olimpico gioca qualche settimana dopo -subentrando a Pulici nei tempi supplementari - la finale di Coppa Italia contro la Roma finita ai rigori: lui calcia e trasforma il suo penalty, “tradiscono” dal dischetto invece i veterani Pecci, Graziani e Zaccarelli che consegnano in pratica il trofeo ai giallorossi di Liedholm.
Nel frattempo il Toro ha cambiato allenatore: a dieci giornate dalla fine Ercole Rabitti è subentrato a Radice e si guadagna la conferma per la stagione successiva. Che dovrebbe essere, per Mariani, quella della definitiva consacrazione ma che invece si rivela piuttosto deludente. Unica nota positiva, la proiezione internazionale. Segna infatti il primo gol nelle coppe europee (in Belgio nel successo per 2-1 in casa del Molenbeek) e debutta nell’Under 21 di Azeglio Vicini.
Anche l’annata 1981-82 tradisce le aspettative. Parte titolare poi in ottobre parte per l’Australia, convocato in azzurro per i Mondiali under 20: spedizione disastrosa, con l’Italia di Italo Acconcia che perde le tre partite del girone eliminatorio (contro Corea del Sud, Brasile e Romania). Unica consolazione il suo gol (l’unico degli azzurri) nell’1-4 contro i coreani. Quando poi rientra in Italia… si ritrova terza punta. Nel Toro, che nel frattempo aveva venduto Graziani alla Fiorentina, è infatti esploso Loris Bonesso, suo compagno della Primavera e di un anno più vecchio. Alla voce gol stagionali, Bonesso vince la sfida in famiglia 8 a 2: tutte in campionato le reti di Bonesso, entrambe in Coppa Italia (contro Rimini e Fiorentina) quelle di Mariani.
Pedro, che nel frattempo si è sposato con Carla, la figlia di Emilio Venezia, storico dirigente granata del Torino targato Pianelli, ha bisogno di cambiare aria. Nell’estate ’82 il Toro lo dirotta in prestito al Catanzaro, dove Bruno Pace ha da poco sostituito in panchina Carletto Mazzone. Ad agosto diventa papà di Jacopo (che proverà anche lui a fare il calciatore) e la stagione del rilancio comincia bene: in rete contro la Cremonese in Coppa Italia e in campionato doppietta a Marassi contro la Sampdoria e gol al Militare contro il Genoa. Poi un blackout di più di quattro mesi; nel frattempo alla guida tecnica della squadra Saverio Leotta è subentrato a Pace e il Catanzaro scivola inesorabilmente in B. Mariani segna ancora un gol, al Verona, e proprio nelle battute finali della stagione si procura un grave infortunio al ginocchio che lo terrà fermo quasi due anni. Ironia del destino, il crack si produce proprio al Comunale di Torino in una partita di Coppa Italia contro i granata per uno scontro fortuito con l’amico e compagno di giovanili Ezio Rossi. Il ritorno al Toro lo vede più a girare cliniche e ospedali che ad allenarsi al Filadelfia. Unica gioia, la nascita della secondogenita Chiara. Zero presenze nel 1983-84; nel 1984-85 qualche sporadica apparizione in Coppa Italia e una sola presenza in campionato (i due minuti finali di Torino-Roma, ultima giornata). A 23 anni la sua carriera sembra addirittura a rischio. Il Toro continua però a credere in lui: nonostante ricadute varie e la lesione al tendine d’Achille nel corso del ritiro precampionato dell’estate ‘85 rimane nell’orbita granata anche nelle due stagioni successive segnando due gol in campionato (uno nel 1985-86 a Napoli e uno nel 1986-87 al Brescia).
Il cordone ombelicale granata viene tagliato proprio nell’estate 1987 e proprio a vantaggio del Brescia appena retrocesso. Il primo anno, con Giorgi in panchina, Mariani segna 8 reti (altre 8 le firma un altro ex granata, Iorio) ma la squadra fallisce l’obiettivo ritorno in A. Incolore (solo 3 centri) anche la stagione successiva. La svolta nella carriera di Pedro, la nascita insomma del Mariani-2, avviene nel 1989-90: solo un gol per lui, che nel frattempo però cambia ruolo. L’allenatore romagnolo Franco Varrella, uno dei tanti discepoli “zonaroli” di Arrigo Sacchi, lo sposta sulla fascia: esterno di centrocampo e all’occorrenza anche terzino. Ok il cambio è giusto e la trasformazione gli vale il personale ritorno in A. Trapattoni lo vorrebbe, come rincalzo di lusso, all’Inter. Lui alla fine sceglie Bologna dove gli garantiscono una maglia da titolare. Dopo poche giornate del torneo 1990-91, poi, ritrova l’antico maestro Gigi Radice, colui che lo aveva fatto esordire a soli 17 anni, in sostituzione di Franco Scoglio. A fine campionato il Bologna scivola in B ma in quella stagione Pedro si toglie lo sfizio di tornare a giocare in Europa, con i rossoblù che arrivano ai quarti di Coppa Uefa eliminati dallo Sporting Lisbona. Nonostante la retrocessione, lui rimane. Bologna lo ha conquistato: casa in Porta Saragozza, notti calcistico-musicali indimenticabili in compagnia di Luca Carboni, Lucio Dalla e Andrea Mingardi. L’anno dopo il suo raggio d’azione in campo arretra ulteriormente: con in panchina prima Sonetti e poi Maifredi, Mariani diventa un affidabile difensore centrale. Non tornerà più a calcare i prestigiosi campi della Serie A ma lascerà comunque ottimi ricordi in tutte le piazze poi frequentate. Su tutte, il triennio a Venezia (sempre in B, dal 1992 al ’95). Giocherà ancora in altre cinque squadre: Savoia, Fidelis Andria, Padova, Benevento per chiudere da profeta in patria nel Rieti, in D, anno domini 2003. A Benevento è ancora amatissimo per il ricordo di una promozione in C1 e un gol (l’antico difetto…) in uno spareggio-salvezza con l’Andria. Curiosamente gioca ancora da professionista (proprio a Benevento) quando il figlio Jacopo, classe ’82, debutta in A proprio con la maglia del Torino. Ultima di campionato, è il 14 maggio 2000 (il giorno del diluvio di Perugia e del secondo scudetto Lazio…) ed Emiliano Mondonico, alla guida di un Toro già retrocesso, a inizio ripresa fa esordire in A un ragazzino di 17 anni, Fabio Quagliarella, che entra al posto di Scarlato. Poi però, dopo meno di mezz’ora, il Mondo richiama in panchina Quagliarella per sostituirlo con un altro attaccante della Primavera, Jacopo Mariani appunto. Rimarrà, quella, l’unica presenza in A di Mariani jr. Perseguitato dagli infortuni come e più del papà, Jacopo giocherà ancora per qualche stagione in altalena tra C2 e C1 (Pro Patria e Gela). Oggi Pedro Mariani si divide tra Debrecen (in Ungheria) e Rieti, dove gestisce un negozio di articoli sportivi. E’ sposato in seconde nozze con l’ex pallavolista magiara Ildiko Vojth che gli ha dato la piccola Isabelle, è nonno di tre bambini. Ha una scuola calcio a Debrecen, collabora come istruttore tecnico e talent scout a una scuola calcio in Basilicata e fa l’opinionista in una tv locale campana. Sempre con il Toro (e un po’ di Benevento, Venezia e Bologna) nel cuore.
Pietro Mariani classe 1962
Serie A: 117 partite, 10 gol
Serie B: 236 partite, 16 gol