Dall’anno di nascita 1959 a quello 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse
Domenica 16 gennaio 2005, l’arena di Controcampo è caldissima come sempre. L’ospite è d’eccezione: Paolo Maldini. Chi scrive – tra una smoviolata e l’altra – chiede al mito rossonero: “Quale giocatore, eccetto i grandissimi, l’ha messa più in difficoltà?” Maldini ci pensa su qualche secondo. Poi risponde, scandendo bene nome e cognome: Rocco Pagano. Brusio, sgomento, perplessità. Maurizio Mosca, se fosse stato presente, avrebbe buttato lì uno dei suoi classici “Chi???”.
Perché, diciamolo, a parte i super calciofili non è che il nome di Rocco Pagano fosse noto a tutti. Eppure Rocco Pagano è stato un ottimo calciatore che avrebbe meritato una carriera migliore. Si è tolto le sue belle soddisfazioni (due promozioni in A e due campionati da titolare nella massima divisione) e alla fine, con l’outing di Maldini, si è appeso una bella medaglia al petto.
Nasce a San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia, il 23 settembre 1963 e da ragazzino si trasferisce a Torino. Nelle giovanili della Juventus brucia le tappe e nella stagione 1981-82 comincia a respirare l’inebriante aria della prima squadra bianconera. I siti specializzati in cose juventine lo segnalano in due amichevoli: una, in precampionato, allo stadio Combi (7-1 all’Orbassano con la firma su un gol che si aggiunge alla doppiette di Fanna, Galderisi e Prandelli) e una, a metà ottobre ’81, 9-0 a Canelli. Trapattoni lo stima, ma la Juve decide a fine campionato di mandarlo in prestito a fare esperienza. Così la stagione successiva Rocco comincia il suo “giro d’Italia” in prestito. Nel 1982-83 è in C2 al Banco di Roma per il suo primo torneo da professionista insieme con un altro giovane targato Juve, l’attaccante Nicola Caputo. L’anno dopo, sempre in C2, passa all’Alessandria: l’obiettivo è la promozione, ma la stagione non è delle più felici. I grigi cambiano tre allenatori (Amilcare Ferretti, Natalino Fossati e Tony Colombo), Pagano delude: segna solo un golletto in campionato e uno in Coppa Italia semipro al Parma, al Moccagatta si prende più fischi che applausi. Da Alessandria a Tortona, la stagione successiva, cambia tutto: una ventina di chilometri di distanza, ma la carriera ha una svolta importante. Nel Derthona 1984-85 lo allena Angelo Domenghini, il Domingo della grande Inter e del Cagliari, uno dei “messicani” vicecampioni del mondo nel ’70, un’ala destra di forza e tecnica, di quantità e qualità. E’ proprio Domenghini a cambiargli ruolo trasformandolo da mezzala ad ala destra. La stagione con i “leoncelli” è positiva: tanti assist, due gol all’attivo, 33 partite su 34. E, soprattutto, un doppio salto dalla C2 alla B per una chiamata prestigiosa: il Pescara. In Abruzzo Pagano vive i migliori anni della sua vita sportiva. Il primo campionato in biancazzurro (con Catuzzi in panchina) è di assestamento, con 12 presenze di cui 9 da titolare e solo 4 intere. Poi nell’estate ’86 arriva Galeone ed è subito… festa: un’annata da protagonista, promozione in A e calcio-spettacolo. Pagano è il più presente (37 partite su 38), segna 7 reti ma soprattutto serve assist a ripetizione per il centravanti Rebonato che vince (con 22 centri) la classifica cannonieri. Anche la prima stagione in Serie A è da incorniciare a partire dal debutto a San Siro, mica uno stadio qualsiasi: 13 settembre 1987 (giorno fra l’altro dell’esordio milanista in panchina a Pisa di Arrigo Sacchi) Inter-Pescara 0-2. Sotto la sapiente regia del brasiliano Leo Junior il Pescara di Galeone dà lezione di calcio all’Inter del Trap. Dopo il gol di Galvani nel primo tempo, un affondo di Pagano propizia il raddoppio: il numero 7 in maglia rossa salta in scioltezza nell’ordine Mandorlini, Beppe Baresi e Passarella per poi venire abbattuto in area da Zenga. Calcio di rigore che Sliskovic trasforma per il raddoppio che chiude la partita. In questo suo primo campionato di A non è banale neppure il battesimo con il gol: arriva alla 18esima giornata (7 febbraio 1988) e arriva proprio contro la “sua” Juventus: dopo il gol di Junior, Pagano sgroppa sulla fascia destra e dopo cinquanta metri di galoppata fulmina Tacconi con un diagonale destro potente e preciso proprio sotto la Curva Nord, cuore del tifo pescarese. Il bis arriva la settimana dopo a Cesena: rinvio del portiere Zinetti, ponte aereo di Sliskovic e destro a incrociare nell’angolino per lo 0-1 finale. La stagione 1988-89 sarà la seconda e, per certi versi incomprensibilmente, l’ultima completa di Rocco in Serie A: raddoppia il numero dei gol (4: all’Adriatico contro Torino e Cesena, a San Siro con l’Inter e ancora in casa con il Como) ma una pessima seconda parte di campionato (solo 11 punti raccolti nelle ultime 18 giornate) costa al Pescara la retrocessione. Sono tante le richieste, anche prestigiose: Inter e Napoli, per esempio. Rocco sceglie di rimanere in Abruzzo per provare l’immediata risalita ma il Pescara (affidato prima a Castagner e poi a Edi Reja) non centra l’obiettivo. Nell’estate ’90 passa all’Udinese, uno squadrone con tra gli altri Sensini e Balbo ma la penalizzazione di 5 punti mette in salita il campionato dei friulani che mancano il ritorno in A. A fine stagione Pagano, richiesto dal suo mentore Galeone, torna al Pescara, sempre in B, dove stabilisce il suo record personale di segnature: 10. Il rush finale premia i biancazzurri, dove si mette in luce anche un giovane Massimiliano Allegri. Ma nell’estate ’92, a sorpresa, Pagano – appena ri-promosso in Serie A – decide di scendere in C1, al Perugia, dove ritrova Adriano Buffoni, l’allenatore che lo aveva avuto a Udine. In Umbria rimane poco più di quattro stagioni, il tempo del doppio salto in A con le ultime partite giocate nella massima divisione a inizio del torneo 1996-97. Nel mercato di ottobre un altro volontario doppio salto all’indietro: dalla A con il Perugia alla C1 con l’Ancona.
Dall’estate ’97 Pagano si accontenta di calcio “minore”, tutto in Abruzzo, la sua regione di adozione. Due stagioni al Teramo in C1, poi dal ’99 tanti campionati nelle serie dilettantistiche regionali abruzzesi giocando e divertendosi al servizio di Renato Curi Angolana, Francavilla, Ortona, Virtus Tollo, Adriano Flacco e Tollese. Chiude in Prima Categoria a più di 50 anni, sempre a due passi da Pescara dove nel frattempo ha preso casa. Oggi fa il rappresentante di vini. Un buon Montepulciano d’Abruzzo doc magari per brindare al ricordo di spumeggianti stagioni da protagonista in Serie A. Quando faceva impazzire anche un fenomeno come Paolo Maldini…
Rocco Pagano classe 1963
Serie A: 65 presenze, 6 gol
Serie B: 210 presenze, 29 gol