Il paradosso, che poi fa lievitare l'ansia da prestazione, è essere rimasti nelle prime due posizioni per 32 giornate eppure rischiare concretamente di finire fuori dalle prime quattro proprio a qualche metro dal traguardo. La crisi del Milan e di Pioli - sì, stavolta anche del tecnico, fin qui bravissimo - è conclamata e preoccupante, figlia di una serie di circostanze che hanno logorato una squadra che era vivace e in grande salute e sembra ora un palloncino che si sgonfia lentamente ma inesorabilmente. Le cause, o se volete in realtà gli effetti, sono molteplici: si va dal tabù San Siro, stadio in cui i rossoneri non riescono davvero più a essere padroni, fino all'emergenza continua, passando per "la regola del 2", la difficoltà evidente di trovare un vice-Ibra, le sconfitte in serie negli scontri diretti e l'incapacità di tenere la porta inviolata. Tutti elementi che hanno fatto perdere progressivamente metri nella rincorsa Champions.
UN 2021 DISASTROSO
Ma andiamo con ordine e partiamo dai risultati del 2021. Dopo aver chiuso il 2020 senza sconfitte, il Milan è caduto sei volte nelle ultime 18 gare. Insomma, ne perde una su tre e le perde, quasi sempre, contro dirette concorrenti. Ad aprire la ferita è stata la Juve a inizio gennaio, ma quella fu una sconfitta piuttosto occasionale - il Milan giocò un grande primo tempo - e motivata soprattutto dalla grande emergenza di quei giorni, con la squadra ridotta ai minimi termini da infortuni e Covid. E' un fatto, però, che le sei sconfitte del 2021 abbiamo tracciato un solco importate ed evidente tra il Milan del 2020 e quello di questo anno solare. Con una particolarità impossibile da sottovalutare: delle sei sconfitte, cinque sono arrivate a San Siro, dove i rossoneri hanno ottenuto la miseria di 8 punti in dieci gare. Opposto, per fortuna di Pioli, il cammino in trasferta dove, sconfitta contro lo Spezia a parte, il Milan ha sempre vinto (7 volte su 8), mettendo in cascina 21 punti. Ventuno dei 29 fatti da gennaio a oggi.
L'ALTERNATIVA A IBRAHIMOVIC
Tra i problemi più evidenti c'è senz'altro stato quello di trovare una valida alternativa a Ibrahimovic. Mandzukic, arrivato a gennaio, non ha quasi mai giocato e non ha in ogni caso ancora dato il suo contributo alla causa. Ma è il resto della truppa a non essere stata all'altezza delle rivali in quanto a gol fatti. Per capirci, dietro a Ibra (15 gol), il miglior marcatore di Pioli è stato Kessie (10 gol con 8 rigori), seguito da Rebic (7), Leao (6) e Theo Hernandez (4). Calhanoglu, in rete contro il Sassuolo, è a soli tre gol. Il totale dei sei giocatori più prolifici fa 45, appena nove gol in più della sola coppia Lukaku-Lautaro (36). Per fare altri due esempi, la Juve ha segnato 33 gol con Ronaldo e Chiesa e l'Atalanta 31 con Muriel e Zapata. In altre parole, al Milan mancano gol. E quando la squadra scende sotto quota due sono guai seri...
LA REGOLA DEL 2
Due è in questo senso un numero importante. Il Milan che volava a inizio stagione ha infilato una lunga serie di partite con almeno due gol all'attivo. Quando questo record si è interrotto sono cominciati i guai. Se non fa almeno due gol, il Milan non vince mai e perde spessissimo: le sei sconfitte di cui sopra - tutte con al massimo un gol fatto -, ma anche i due pareggi interni contro Udinese e Sampdoria (entrambi 1-1). A questi andrebbe aggiunta la sconfitta decisiva in casa contro il Manchester United in Europa League (0-1). Il motivo è semplicissimo: i rossoneri non riescono quasi mai a chiudere una partita senza subire gol.
I GOL SUBITI
E qui si apre un altro capitolo della crisi. Donnarumma subisce gol da sei partite consecutive (più le due contro lo United, ndr) e ha tenuto la porta inviolata solo una volta nelle ultime 11 gare di campionato (Verona-Milan 0-2). Il Milan, insomma, prima o dopo, prende gol. Delle prime sei in campionato solo la Lazio è andata davvero peggio (ha una differenza reti peggiore), mentre l'Atalanta, che pure ha incassato 38 reti come il Milan, ne ha segnate però 72 (con una gara in meno), ben 12 in più dei rossoneri. Inter e Juve, 29 gol subiti, sono a distanza siderale in questa particolare classifica. E questa differenza comincia a pesare parecchio.
GLI SCONTRI DIRETTI
Inutile dire, come ha sottolineato Pioli, che il Milan si gioca un posto in Champions nei prossimi scontri diretti, da giocare tutti in trasferta - in questo momento una benedizione - contro Lazio, Juve e, all'ultima giornata, Atalanta. Il conto, in questo senso, è obiettivamente in rosso anche se i rossoneri hanno cominciato la stagione battendo Inter, Napoli e Lazio e pareggiando contro la Roma in casa (peraltro meritando la vittoria). Da lì in avanti solo il successo dell'Olimpico contro i giallorossi e, per il resto, solo ko: contro Juve, Atalanta, Inter e Napoli, tra l'altro segnando un solo gol (1-3 a San Siro contro i bianconeri) e incassandone la bellezza di dieci. O la tendenza si inverte subito o la Champions diventerà utopia.
L'EMERGENZA CONTINUA E GLI ERRORI DI PIOLI
In tutto questo non si può trascurare l'emergenza in cui vive il Milan da inizio stagione. In principio assorbita e superata, a lungo andare troppo pesante per non incidere. Ibra ha segnato più di tutti, ma ha giocato pochino. Bennacer, altro uomo cardine nel gioco di Pioli, non gioca praticamente da tre mesi, Calhanoglu sta riprendendosi solo ora dal Covid. Ma sono solo tre nomi, perché il tecnico rossonero non ha praticamente avuto mai la rosa al completo - e di conseguenza ha schierato pochissimo la formazione teoricamente titolare - e ha dovuto fare a meno, chi prima e chi dopo, anche di Donnarumma, Calabria, Kjaer, Romagnoli, Theo, Rebic e Leao. Oltre a Mandzukic o Saelemaekers, Diaz e Tonali. Unico invincibile? Kessie. Il che ha portato Pioli ha commettere qualche errore nelle scelte, almeno nelle ultimissime gare, sia a inizio gara che a gara in corso. Per sottolineare solo l'ultimo, le rinunce a Calhanoglu e Rebic, due tra quelli con più gol nelle gambe, sull'1-0 contro il Sassuolo per inserire Mandzukic (obiettivamente indietro rispetto agli altri) e Krunic, spesso tra le prime scelte del tecnico ma certamente un giocatore più di contenimento che di qualità.