Il Manchester City è quello dei Gallagher

Noel e Liam: fratelli divisi da tutto, ma uniti dal City

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Il 28 Aprile 1996 è una domenica come tante a Nord delle Midlands. Il cielo è plumbeo come sempre, là dove i fumi industriali si mescolano alla danza confusa delle nubi britanniche, certe quanto imprevedibili. Però non piove e da quelle parti, in primavera, è già una notizia. Esattamente come la sera prima, intorno a Moss Side l’atmosfera è elettrica. Non è solo a causa della più radicata tradizione del quartiere, la celebre Royal Brewery che tra le altre ha regalato ai sudditi di Sua Maestà fiumi di McEwan’s e Harp Lager. E non è certo per merito del diroccato Manchester City della stagione ‘95/’96, che solitamente gioca da queste parti.

I Citizens nel weekend hanno perso a Birmingham non solo una partita, ma le speranze di permanenza in Premier League (definitivamente affossate dal Liverpool, nel pareggio interno della settimana successiva). Ci sarebbe ben poco da festeggiare a Maine Road, la casa del City, eppure 40.000 persone stanno letteralmente impazzendo. Noel Gallagher ha appena imbracciato una Epiphone Sheraton, verniciata per l’occasione con i colori dell’Union Jack, e sta scaldando la folla con i 5 minuti di delirio elettrico di The Swamp Song, che però lasciano il main stage orfano del frontman degli Oasis.

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