Junior Messias è uno spirito libero

Il brasiliano gioca un calcio in via d'estinzione

Nel calcio di oggi il genio è introvabile, così come i trequartisti. Le azioni di gioco sono un lento e inespressivo sciabordio di onde piatte e immutabili. Il bene supremo è la tattica. La fantasia è ormai merce rarissima, sacrificabile sull’altare dell’organizzazione di squadra. A mancare quasi del tutto è l’arte dell’estemporaneità: nessuno entra più in scivolata; nessuno calcia più da fuori area; nessuno salta più l’uomo.

È un calcio povero, affetto dal costante desiderio delle cose più inutili. Si ricerca l’estetica nella futilità di scarpini e cerchietti colorati e non nelle componenti fondanti di questo sport. Come ad esempio il dribbling, allegoria per eccellenza del bello calcistico. Del resto, lo diceva già Fabrizio Bocca nel 2018: “Temo che stiamo perdendo la conoscenza e la cultura dell’arte del dribbling. A furia di inquadrare talenti dentro gli schemi, abbiamo condizionato e modificato geneticamente la discendenza di giocatori come Conti, Causio, Baggio, Zola, Totti e chi più ne ha più ne metta. Il dribbling, che poi è la maniera più semplice e coraggiosa di arrivare in porta, è ormai un’arte perduta, sacrificata in nome di schemi assurdi”.

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