Sono passati dieci anni da uno dei punti più alti della sua carriera: la vittoria di Wembley sul Manchester United con la conquista della seconda Champions da allenatore del Barcellona. Da allora, con un'altra stagione in blaugrana, un anno sabbatico, tre al Bayern Monaco e quattro al City, non era più riuscito ad assaporare il piacere di una finale del trofeo per club più prestigioso al mondo. E' per questo che il post Manchester City-Psg è tanto dolce per Pep Guardiola.
Dieci anni a sentirsi ripetere che con Xavi, Iniesta e Messi era facile vincere, nonostante trofei in massa portati a casa nelle varie esperienze tra Germania e Inghilterra, non deve essere stato semplice nemmeno per uno che sembra sempre calmo e controllato. Ora ha la possibilità di zittire chi ragiona per luoghi comuni. Lo ha detto dopo la seconda semifinale con il Psg: "E' il frutto di un lavoro di cinque anni" e, a vedere il suo City, si può facilmente immaginare quanto sia stato martellante e ossessivo nell'insegnare il suo calcio.
Balza all'occhio l'impossibilità di dare numeri e un nome al suo sistema di gioco. I suoi calciatori si muovono e cambiano posizioni e compiti a seconda delle fasi della partita, dell'atteggiamento dell'avversario e della posizione del pallone. Con il Psg i giocatori più avanzati (nel 4-4-2 difensivo) sono stati De Bruyne e Bernardo Silva, due centrocampisti, e anche l'atteggiamento ha seguito le circostanze, con un possesso palla meno accentuato del solito e lo sfruttamento di un blocco compatto quando il pallone era tra i piedi di Neymar e compagni. A tutto questo va aggiunta l'immagine incredibile (per chi è abituato a un altro calcio) dell'entrata in campo di Gabriel Jesus, Aguero e Sterling a pochi minuti dalla fine di una partita in cui, teoricamente, si doveva difendere il risultato. Ora non resta che chiudere il cerchio a Istanbul con la possibilità, per Pep, di arrivare (con la vittoria ormai imminente del campionato) a quota 32 trofei in carriera, soltanto uno meno di un'altra leggenda delle panchine come il colonnello Lobanovski. Poi può partire l'assalto a Sir Alex Ferguson, che ne ha vinti 49, ma una cosa è certa: Pep è in uno dei posti più alti della storia del calcio.