La presa di Old Trafford: un'opportunità per il tifo italiano

La rivoluzione deve essere innanzitutto culturale

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Le scene del pomeriggio di Old Trafford sono destinate a rimanere nella storia del calcio: il “Teatro dei Sogni”, simbolica Bastiglia del calcio del Duemila, è stato espugnato dal Terzo Stato, il popolo del tifo, sollevatosi per cacciare il despota americano. La prima partita di Premier League rinviata per il comportamento dei tifosi non si dimenticherà tanto facilmente. Mentre guardavamo increduli ed eccitati i video che mostravamo i tifosi arrampicati sulle porte, le braccia alzate al cielo plumbeo della Repubblica Mancuniana ed i cori che si levavano dal cerchio di centrocampo, ci interrogavamo su che emozione darebbe vedere le stesse scene a casa nostra, sul prato del Meazza per esempio.

Riemersi dalle fantasie, presto ci struggevamo perché toccava ammettere che, almeno per il momento, in Italia non potrebbe succedere nulla di simile. Possiamo liquidare la questione pontificando che il movimento e la controcultura ultras sono morti e sepolti, mentre il tifoso medio è lobotomizzato ed appagato dalla visione delle curve di Diletta? No, in primis perché da queste colonne non ci permettiamo di elargire estreme unzioni; ma soprattutto perché, seppur nel nostro piccolo, cerchiamo di spingerci al di là delle letture di comodo.

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