Dalla partita d’andata con la Sampdoria – la seconda e, finora, ultima sconfitta dell’Inter in questo campionato – a quella di ieri sera contro la Roma, i nerazzurri hanno giocato 20 partite, vincendone 17 e pareggiandone 3. Dal momento in cui si è lasciata dietro Milan e Juventus, non ha mai dato l’impressione di poter concedere loro il minimo margine per riavvicinarsi, anzi, ha scavato un solco che si è fatto sempre più profondo, prima tecnicamente, poi mentalmente.
L’Inter del diciannovesimo Scudetto è una squadra plasmata a somiglianza di Conte e di tutto ciò che rientra nella sua narrativa, fondata sul nucleo solidissimo di pattern, compiti e principi che caratterizzano il suo modo di concepire il calcio. Persino psicologicamente, per la sua capacità di resistere ed eseguire senza mai calare di concentrazione, di chiudersi nella propria trequarti come tra le pareti di un carro armato, in attesa del momento giusto per colpire, sembra imbevuta dello spirito del suo allenatore.