L'Olimpiade di Tokyo si svolgerà regolarmente anche se in città lo stato d'emergenza rimarrà durante il periodo dei Giochi. Lo ha detto, in videoconferenza, il vicepresidente del Cio, l'australiano John Coates, che si sta occupando da vicino della situazione nella capitale giapponese e dei preparativi per la grande manifestazione di questa estate (23 luglio-8 agosto). "Dopo otto anni - ha detto Coates -, il traguardo è a portata di mano. Ci sono state circostanze uniche, che ci hanno costretto a posticipare i Giochi di un anno, cosa che non era mai successa".
"Vorrei anche dire - ha aggiunto Coates - che faremo ogni sforzo possibile affinché sia un 'Olimpiade in totale sicurezza, sia per i partecipanti che per il popolo giapponese. Buona parte dell'opinione pubblica di qui non vuole i Giochi? Vedrete che poi tanta gente cambierà idea".
Seiko Hashimoto, presidente del comitato organizzatore, ha invece ammesso che "una parte della popolazione locale non vede di buon occhio la prospettiva che arrivi tanta gente da fuori e si mescoli con chi vive qui". Ed ecco perché c'è stata e ci sarà "una significativa riduzione di persone in entrata, che ridurremo al minimo indispensabile, e modifiche dei comportamenti".
L'assistenza medica verrà invece rinforzata con l'ausilio di 230 medici e 310 infermieri schierati sul fronte olimpico, che prevede tamponi giornalieri per gli atleti e ogni tre giorni per chiunque altro abbia un qualsiasi tipo di accredito dei Giochi. "Se necessario - ha detto Hashimoto a proposito del personale medico e paramedico - richiameremo chi è andato in pensione".
Ma perché, è stato chiesto a Coates, il Cio si è intestardito così tanto nel far svolgere l'Olimpiade di Tokyo nonostante in Giappone ci siano nove regioni, fra le quali quella di Tokyo, in stato di emergenza? "Lo stiamo facendo per gli atleti - la risposta del vicepresidente del Cio -, perché il loro desiderio che i Giochi si svolgano è alto come mai prima, e noi vogliamo dar loro l'opportunità di competere".