Per cominciare a esplorare la caverna (quella delle idee platoniche? quella dell’uomo primitivo che cominciava a sentir frullare qualcosa nel cervello? quella dei quaranta ladroni?), la caverna dell’atletica, buia e sfavillante, passata dalle torce alle candele, ora ai led, niente di meglio che regalarsi un Natale, il migliore dei Natali lontani, passati e mai perduti, direbbe Dickens.
Di solito il Natale cade il 25 dicembre, a me è capitato di festeggiarne uno il 25 agosto: ero con mio figlio a Yellowstone e veniva ricordato il giorno di un’improvvisa tempesta di neve che aggredì i primi visitatori del parco, armati di album da disegno per tracciare un ricordo dei geyser, dei cervi mulo, degli orsi.
Il Natale dell’Atletica, ricco di doni, di stupori che il tempo non ha opacizzato, è per me il 25 maggio 1935.