Il lancio e la repentina chiusura del progetto Superlega hanno riempito le cronache delle ultime settimane e ancora si sente l’eco del terremoto che ha generato. Al di là delle reazioni delle massime autorità internazionali e nazionali, di quelle dei media e di quelle dei tifosi, una riforma del calcio europeo non è più rimandabile. Però visto che il cambiamento deve seguire degli esempi virtuosi, l’occhio di molti si è posato sulla Germania e sulla Bundesliga. Il modello tedesco è finito al centro della discussione come punto di partenza di un nuovo calcio e noi proviamo a vederlo da vicino. Le squadre di club tedesche sono associazioni dilettantistiche senza scopo di lucro, da un punto di vista fiscale e amministrativo. Ognuna di esse appartiene ai soci che detengono una quota ad personam.
A inizio anno ognuno di loro paga una quota che si aggira, in media, sui 100 euro. Il primo punto focale del «modello tedesco» riguarda il ruolo del tifoso, che è al centro della vita della propria squadra, anzi possiamo dire che è il fulcro attorno al quale ruota il club, perché la carica di socio garantisce la possibilità di voto all’Assemblea annuale, in cui vengono definite le linee guida da seguire per la stagione seguente in materia di marketing, prezzi dei biglietti e sponsorizzazioni. Ogni socio ha un voto a disposizione e così può incidere realmente sulle scelte che coinvolgono la sua squadra del cuore, sono escluse le questioni più prettamente sportive che vengono delegate anno per anno a professionisti del settore.