Essere il ‘go-to-guy’ a vent’anni in una squadra che gioca costantemente nelle coppe europee comporta onori e oneri. Gli onori della cronaca di chi ti segue ogni settimana, gli oneri della critica di chi ti vede occasionalmente su palcoscenici ancora troppo grandi per la tua reale statura. Nella fase a gironi della Champions League 2019/20, Kai Havertz si è ritrovato con il Bayer Leverkusen a sfidare la Juventus e l’Atlético Madrid. Poi l’Inter nei quarti di finale di Europa League lo scorso agosto. L’impressione di chi lo ha visto per quelle poche partite è stata “sì, ma…”. Discorso ben diverso per chi invece ha seguito la sua crescita a Leverkusen, ammirato i suoi colpi straordinari settimana dopo settimana in Bundesliga, la sua classe ed il suo talento sopraffino. Come detto, a vent’anni era già il punto di riferimento della squadra, il giocatore a cui dare la palla in momenti di difficoltà. Una giovane star nel pieno della sua precoce maturazione, capace di segnare 17 goal in una stagione a da teenager (2018/19), dopo i 7 con 15 assist nelle prime due annate. Sì, quelle in cui saltava le partite per i compiti in classe e gli esami. Priorità da studenti.