Il Paris Saint Germain vuole Hakimi. Il Paris Saint Germain non ha preso Hakimi. Leonardo ha contattato il giocatore, che non ha certo detto no all'offerta del club parigino ma che a Milano resterebbe comunque più che volentieri, e ha proposto all'Inter una offerta che non raggiunge i 60 milioni. A queste cifre, al momento, Marotta non prende nemmeno in considerazione l'ipotesi di scambiare due parole seriamente. Hakimi (e come lui altri big nerazzurri) è sì in vendita ma non in svendita (per il valore intrinseco del laterale marocchino e per ragioni di bilancio, visto che solo un anno fa è stato valutato 40 milioni, l'attuale offerta non è affatto vantaggiosa): la posizione nerazzurra è chiara, la valutazione dell'esterno destro grande protagonista nella stagione del 19esimo scudetto è di almeno 80 milioni. Questo, ovviamente, vale per il Psg come per il Bayern Monaco o il Chelsea, le altre due squadre che si sono fatte avanti.
Cedere Hakimi, di fronte a una cifra da capogiro, viene considerata una possibile via d'uscita per non dover sacrificare altri big: un sacrificio doloroso ma necessario, secondo Suning. Un affare che non riguarderebbe poi altre contro-partite (si è parlato dell'inserimento di Paredes tentato dai parigini per abbassare l'ammontare cash) e che solo collateralmente potrebbe interessare Florenzi: l'esterno azzurro, non riscattato dal Psg, farà ritorno alla Roma e a quel punto potrebbe diventare un obiettivo dell'Inter. Al momento la situazione è questa. Il trio difensivo (Skriniar, De Vrij, Bastoni) non si tocca, a centrocampo Barella è imprescindibile, davanti Lautaro offre al pari di Hakimi una importante possibilità di monetizzare. Se Lukaku è incedibile (a meno di una offerta indecente), sono proprio l'attaccante argentino e il laterale marocchino gli unici ad avere un grande mercato internazionale perché i soldi, ora come ora, sono solo all'estero. E in questa situazione l'Inter ha poche vie d'uscita perché Suning è alle strette. E intanto la perplessità dei tifosi si sta trasformando in rabbia. Resta invece intatta e totale la fiducia in Beppe Marotta.