Lo scenario è di quelli da grandi occasioni: il Maracanà ha il suo fascino anche se sarà pieno solo al 10%. La partita, poi, non ne parliamo: Brasile-Argentina. E non c'è bisogno di aggiungere altro. Poi c'è la classica sfida nella sfida: Neymar-Messi, due amici che sono anche i leader tecnici delle rispettive nazionali. Ce n'è abbastanza per godersi una finale di Coppa America che, per i due numeri dieci più famosi al mondo, rappresenta più di un singolo titolo continentale.
Già, perché per quanto assurdo possa sembrare, Messi e Neymar non hanno ancora vinto un titolo con la maglia della nazionale, se si escludono una Confederations Cup per il fantasista del Psg e un oro olimpico a testa. Due estati fa, quando il Brasile ha conquistato la Coppa America, Neymar era infortunato, mentre Messi si porta dietro la maledizione albiceleste: 4 finali perse (una mondiale e tre continentali) con l'Argentina e non ci sono dubbi sul fatto che sia questo il vero cruccio della sua carriera.
L'occasione, questa volta, è d'oro e forse irripetibile. Di fronte ci sono le due squadre che più hanno meritato la finale. Tite ha saputo dare un gioco equilibrato e razionale alla Seleçao senza rinunciare al calcio offensivo. Nel suo 4-2-3-1 Danilo, l'esterno destro della Juventus, si allinea in fase offensiva ai centrocampisti centrali Casemiro e Fred, mentre il laterale sinistro basso, Renan Lodi, va a occupare il lato mancino del campo fino alla trequarti avversaria. Dietro rimangono solo Marquinhos e Thiago Silva a proteggere il portiere Ederson. Davanti, così, c'è un super affollamento di giocatori di classe con Everton, Paquetà, Neymar e Richarlison più Renan Lodi a sinistra.
Un ottimo lavoro ha fatto anche Scaloni alla guida dell'Argentina. Ha rispolverato Otamendi in mezzo alla difesa a quattro e affidato le chiavi del gioco a Guido Rodriguez del Betis, affiancato da De Paul e Lo Celso. Davanti c'è il super tridente Messi-Lautaro-Nico Gonzalez. Anche se la vera rivelazione della Coppa America è il portiere dell'Aston Villa Damian Martinez.