IL LIBRO

Nicola Calzaretta racconta "Le cose perdute del calcio"

C'è anche un prezioso contributo di Cristiano Militello

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Le cose perdute del calcio. Ce ne sono di antiche, di più recenti e di stretta attualità in questo libro. Tutte con la forza propulsiva di farci riassaporare, oggi, gusti, profumi e sensazioni del passato. Con la magia che ogni cosa torna, in una sorta di cerchio magico che lega vite, persone e vicende sportive con il nastro rosso dei sentimenti e dei valori. L’Italia di Roberto Mancini ha conquistato il titolo europeo, il secondo della sua storia dopo quello romanzesco del 1968, con monetina e ripetizione della finale, argomenti toccati in questo viaggio. Giorgio Chiellini ha alzato la Coppa Henry Delaunay domenica 11 luglio 2021– da proclamarsi presto Festa (della) Nazionale - lo stesso giorno in cui Dino Zoff mostrò al cielo la Coppa del Mondo al termine del meraviglioso Mundial spagnolo del 1982, altra tappa del nostro tour della memoria attraverso la pipa di Enzo Bearzot. L’eterno abbraccio straripante di emozioni violente e bellissime tra Mancini e Vialli a conquista avvenuta nel suggestivo teatro di Wembley, ha radici lontane, certamente dal primo trofeo continentale del 1990. Un fermo immagine che si ritrova qui, in questo piacevole vagabondare tra le cose di una volta, illustrato anche dalla matita di Michele Targonato, un fuoriclasse pure lui.

Cassetti che si aprono, foto che riemergono, ricordi che riaffiorano e che scatenano un’intrigante reazione a catena di emozioni forti e avvolgenti. Nostalgia sì, ma non fine a sé stessa e lagnante. Piuttosto una sensazione di sorridente malinconia, lieve e sospirosa; un filtro per vedere meglio il presente. Uno specchietto retrovisore, ma con lo sguardo comunque alla strada che c’è davanti.

Frammenti di viva vissuta, racconti e rievocazioni che, ai più attempati, fanno venire il groppo in gola; ai più giovani, si spera, la curiosità di sapere che un tempo le maglie dei portieri avevano le maniche lunghe, che la nuova stagione iniziava con il ritiro in montagna e che le sostituzioni non erano previste. E anche che in televisione, di calcio, se ne vedeva poco davvero.
E'  un piacevole tuffo nel grande mare della storia del pallone, soprattutto quella minima e laterale che intriga da sempre

Il libro che avete in mano è una bancarella Proustiana, ricca di oggetti e riti del pallone dell’altroieri, allestita con meticolosità e con la “merce” esposta in modo gustoso.
Un volume – da colpo al cuore per noi stagionatelli e curiosissimo per i più giovani - che fa subito venire voglia di scendere in cortile, in strada, al campino per fare due tiri fino all’imbrunire. Come facevamo da bambini.

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