Per Denzel Dumfries all'Inter manca solo l'ufficialità e i tifosi nerazzurri lo conoscono soprattutto per i due gol a Euro 2020 e per le gesta con il Psv Eindhoven. Alex Pastoor, invece, è stato il primo allenatore a scommettere su di lui davvero, facendolo esordire nel febbraio del 2015 e allenandolo per ben 70 partite: "Farà benissimo, è un leader e si adatta alla grande. È veloce e si migliora continuamente".
Con un nome da attore così, Denzel Dumfries non poteva che aspirare a un palcoscenico hollywoodiano. Se si parla di calcio, il trasferimento all’Inter è uno scenario che si avvicina decisamente all’idea di film di primissimo livello: scudetto sul petto, Champions League in prima fascia, campioni d’Europa come compagni in allenamento. E poco importa che il nuovo casting si sia dovuto privare del partente Romelu Lukaku: l’esterno olandese è pronto a indossare la maglia nerazzurra e a recitare la parte del treno sulla corsia di destra.
Alex Pastoor, come presenterebbe Dumfries ai tifosi nerazzurri?
"È un terzino destro con incredibili potenzialità atletiche, ha un’accelerazione impressionante fino ai 40-50 metri e non molla mai un centimetro. Se cominci a guardare una partita dal 60’, non capisci se la sua squadra è in vantaggio o meno: lui sta comunque dando il 100%. È una persona gentile e simpatica e atticamente è molto intelligente: può giocare sia in una difesa a quattro, che in una a cinque".
E nel centrocampo a cinque di Simone Inzaghi?
"Anche. Ha ottime qualità offensive e grandi capacità difensive e sa adattarsi a ogni situazione. Negli ultimi due anni ha lavorato moltissimo sui cross e sugli assist e le due reti a Euro 2020 dimostrano che la sua accelerazione può essere utile anche sotto porta…"
Dopo uno di questi gol, Dumfries ha ringraziato pubblicamente proprio lei, che lo ha fatto esordire allo Sparta Rotterdam.
"Denzel è stato molto gentile, ma ha fatto tutto da solo. Noi allenatori possiamo solo mettere i giovani nelle condizioni di rendere al meglio e di migliorarsi, poi tocca a loro".
Perché decise di inserirlo nelle rotazioni?
In realtà fu estremamente semplice, viste le sue qualità: giocava bene da centrale ma gli proposi di fare il terzino viste le doti atletiche. Anzi, andai sùbito dalla dirigenza e consigliai di proporgli un’estensione del contratto. Mi chiesero il motivo, dal momento che non era nemmeno un titolare e io gli risposi: ‘Quando lo diventerà, non accetterà più un rinnovo simile’.
Lo ha allenato per 70 partite: come è cambiato?
"Ha avuto un miglioramento impressionante, ogni cinque partite era un giocatore di livello superiore. Ha un’ottima leadership e si fa ben volere da tutti. È da esempio per i compagni e dentro lo spogliatoio ha fatto passi da gigante".
Siete ancora in contatto?
"Certamente, spesso ci sentiamo per messaggio e spero presto di venire a Milano a vederlo dal vivo con l’Inter. D’altronde dopo l’esordio a fine stagione, l’anno successivo è diventato titolare inamovibile e siamo stati promossi in Eredivisie vincendo il campionato. Il gruppo è rimasto lo stesso e ci siamo anche salvati, poi è andato all’Heerenveen".
Ora lascia il Psv Eindhoven per giocare all’Inter.
"È una nuova esperienza, all’estero e in un paese con lingua e cultura diverso. Lui però sa adattarsi e ha impressionanti capacità di apprendimento, impara in fretta. Una delle sue doti migliori è quella di fissare degli obiettivi e fare di tutto per raggiungerli. Sbaglierà come sbagliano i giovani e i meno giovani, ma non si fa mai scoraggiare e usa gli errori per perfezionarsi".
L’umiltà è tra le sue qualità, quindi.
"Sì, unita all’ambizione. Avendo origini di Aruba, da minorenne giocò dei match non ufficiali con la nazionale caraibica, mettendo però in chiaro che puntava alla maglia dell’Olanda. Lui giocava ancora in un club amatoriale e per quelle frasi lo prendevano in giro, poi…"
Insomma, l’Inter ha fatto un bel colpo?
"Senza alcun minimo dubbio".