Elogio dell'arte di Gimondi

Un ciclista immortale, per sempre nella leggenda

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I pomeriggi di fine estate sanno regalare momenti magici. Al crepuscolo il sole dormiente tinge tutto di splendore, disegnando scenari unici e impreziosendo ogni minimo dettaglio che parrebbe insignificante. Fotografi e registi la chiamano golden hour, il momento della giornata ideale per pensare, immaginare, creare. Dalla Cattedrale di San Giorgio, a Ferrara, il sole si nasconde in mezzo agli edifici realizzati in mattone “cotto”. Dalla loggia dei mercanti si scorge la torre campanaria incompiuta. Viene attribuita a Leon Battista Alberti, che alla corte degli Estensi ha vissuto dal 1438 al 1439 e, pare, anche nel 1443. Manca la copertura e la cuspide, ma l’opera toglie lo stesso il fiato per la sua bellezza e maestosità. Magie dell’arte. L’imperfezione di un dettaglio, l’assenza che crea un vuoto colmato dalla meraviglia di uno scenario senza eguali al mondo. I raggi del sole puntano la vetta della torre, come a volersi prendere gioco di lei. Ma non ci riescono.

Lo sport talvolta si affianca all’arte imperfetta. Lo ha fatto con la Grande Ungheria di Ferenc Puskas, l’Olanda di Johan Cruyff e la straordinaria follia di Gilles Villeneuve. La perfezione non convola sempre a nozze con l’arte. Ne è esempio il Leon Battista Alberi nella città degli Este, la Torre di Pisa o la Sagrada Familia di Barcellona. Ma L’arte, pura, magnifica, splendente come il sole nell’ora dorata, sa essere indelebile in ogni caso.

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