Si chiude con una marcia indietro il caso riguardante Paolo Bergamo. L'ex arbitro, nonché designatore inizialmente coinvolto nello scandalo "Calciopoli", ha deciso di dimettersi dall'Aia, dopo che la stessa associazione dei fischietti italiani aveva sancito il suo reintegro sulla base di una recente modifica regolamentare. La decisione aveva mandato su tutte le furie il presidente della Figc, Gabriele Gravina, e portato sull'orlo di uno scontro istituzionale con il capo degli arbitri, Alfredo Trentalange. Uno scontro ora definitivamente scongiurato.
Bergamo non era stato reintegrato con incarichi di responsabilità, ma il ritorno di un personaggio così discusso aveva comunque fatto alzare più di un sopracciglio in seno alla Federazione. Le dimissioni sono arrivate nel momento in cui è emerso che il suo primo addio all'Aia, nel 2006, avvenne subito dopo (e non subito prima) aver ricevuto l'avviso di garanzia per lo scandalo che sconvolse il calcio italiano. La circostanza gli permise di evitare il processo sportivo (al contrario del collega Pierluigi Pairetto, che fu poi condannato), ma stando alle Norme organizzative interne della Figc non ne consente il reintegro: al punto 7 dell'articolo 36 si legge infatti che "è vietato il tesseramento di chiunque si sia sottratto volontariamente, con dimissioni o mancato rinnovo del tesseramento, a un procedimento instaurato o a una sanzione irrogata nei suoi confronti". Da qui le dimissioni che hanno chiuso il caso.