Dopo un inizio di campionato molto positivo e il ritorno in Champions League, Ivan Gazidis, amministratore delegato del Milan, ha rilasciato una lunga intervista a Sette, settimanale del Corriere della Sera, parlando a 360° di vari argomenti. Si parte dal suo stato di salute: "Mi sento bene – ha dichiarato - sono molto impegnato, riesco a coniugare il lavoro e le terapie. Sembra che stiano avendo effetti positivi, mi rendono fiducioso per un pieno recupero, spero di tornare il prima possibile. Riesco comunque a seguire il Milan, ho visto la bella partita con il Cagliari e rivedere San Siro nuovamente vivo è stato emozionante, mi sentivo anch’io tra la Curva. L'affetto dei tifosi? Sono rimasto senza parole per i messaggi che mi sono arrivati dalla grande famiglia Milan. Tutto questo mi sta dando un’energia incredibile. Ora capisco cosa provano i giocatori quando sentono la spinta dei tifosi allo stadio".
E a proposito di stadio, non poteva mancare una domanda sul nuovo impianto che il Milan vorrebbe costruire insieme all’Inter: "Noi siamo pronti – le parole di Gazidis - Prima lo facciamo, prima Milano avrà non solo uno stadio a livello mondiale, ma due squadre a livello mondiale. Sarà importante anche per la città: la gente verrà a Milano e sarà uno dei posti che vorrà visitare, come il Duomo".
In attesa dello stadio, la vera forza della squadra secondo l’ad rossonero è un’altra: "Do molto credito alla leadership di Pioli, un uomo curioso, che segue come il calcio si evolve, ma anche alla fame dei giocatori. Il calcio è anche un gioco mentale. Ho letto un libro molto interessante, The captain class, parla del tiro alla fune: ci sono degli studi, quando una persona tira contro un’altra sviluppa una certa forza, quando ci sono otto persone da una parte e otto dall’altra scopriamo che il singolo ce ne mette di meno. Perché in un angolo del cervello pensa che qualcun altro si farà carico della sua responsabilità. Ci sono giocatori la cui influenza va oltre la performance in campo, si sviluppa nel 5% che danno in più a tutti gli altri. Ibra è così. Ma anche Kjaer è un leader e, con stili diversi, Kessie e Bennacer".
Dove può arrivare la squadra di Pioli? "A noi piacciono le alte aspettative! Puoi arrivare primo o quinto ma quello che conta è mostrare che si può avere fiducia nel club. Siamo stati fra i pochi al mondo nelle condizioni di poter investire quest’estate, il Milan sta crescendo dal punto di vista economico e la gente sta tornando ad essere orgogliosa di essere milanista. Quello che conta è costruire questo senso di appartenenza, altrimenti si tratta solo di stare a guardare dei milionari che prendono a calci un pallone".