L'EDITORIALE DI BRUNO LONGHI

Il 4-2-3-1 più internazionale di Napoli e Milan

Dal derby da cardiopalmo al deficit juventino fino alle imperfezioni di Inter e Atalanta: il bilancio di fine settembre

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Dopo sei giornate in cui le prime quattro hanno equamente suddiviso le gare in casa con quelle in trasferta, si può anche azzardare un mini bilancio che ovviamente non può prescindere dalla classifica generale. Dalla quale si evince quanto il Napoli – rivitalizzato da Spalletti e dalla decisività di Osimhen- sia meritevole del suo attuale e indiscusso ruolo di leader anche in considerazione del sei vittorie su sei. Propone il 4-2-3-1 che cominciò ad andare di moda ai tempi del Real di Zidane (giocatore) e della Francia campione del Mondo nel’98. Lo stesso modulo che consente al Milan di essere la seconda forza del campionato. Non si tratta di una rivoluzione copernicana, ma di un sistema tattico al momento più internazionale di quanto non sia il 3-5-2 di Inzaghi (o di Conte). Ma sono solo impressioni di settembre. Passibili di mutamento come mi auguro non debba accadere in futuro all’attuale andazzo di un campionato divertente e appassionante.

Lungi da me l’idea di contestare chi sostiene che la partita perfetta, e quindi senza errori, dovrebbe sempre finire 0-0 (copyright di Annibale Frossi ). Ma ve lo immaginate un campionato del genere? Sarebbe un autentico sfollagente. E allora divertiamoci con gli errori, con il Var che le azzecca tutte tranne che nel derby di Roma, con l’imperfezione dell’Inter e dell’Atalanta, con Sarri che dà alla Lazio ciò che la Lazio pretende da lui, con Mourinho che per la terza partita di fila prova a cambiare il destino della sua squadra giocando nel finale addirittura con 5 punte.

UN DERBY DA CARDIOPALMO
Da cardiopalmo la stracittadina dell’Olimpico, penalizzata (in chiave giallorossa ) da una decisione arbitrale e dall’assenza dell'insostituibile Pellegrini. Ma impreziosita dalle prestazione super di Zaniolo, un’arma in più per Mou ma anche e soprattutto per Mancini. Nella Lazio brilla Immobile - molto più a suo agio in biancoceleste che in azzurro - e splendono di luce propria due talenti rottamati nell’ultimo biennio dalla Premier, Pedro e Felipe Anderson. Il che ci fa capire quanto sia diventato evidente il gap tra il nostro torneo e quello inglese.

LA FRAGILITA' DI DYBALA E UN HANDANOVIC SEMPRE DECISIVO
E mercoledì è in programma Juve-Chelsea con i bianconeri alle prese con problemi d’ogni tipo: la classifica deficitaria, i 10 gol subiti (tanti quanti quelli segnati) e gli infortuni di Dybala e Morata. Inter-Atalanta, l’altro big match di questa giornata, non ha aggiunto nulla a quanto già si sapeva: che i cambi possono cambiare il corso (e il risultato ) di una partita, che Malinovsky ha un sinistro terrificante, che Handanovic è sempre decisivo (nel bene e nel male), e che all’Inter urge un rigorista infallibile alla Lukaku.

In attesa della Champions (domani il Milan ospiterà l’Atletico di Simeone, mentre l’Inter sarà in Ucraina contro lo Shakhtar di De Zerbi, molto più giochista e meno ostruzionista rispetto a quella di un anno fa), archiviamo il primo gol di Daniel Maldini, figlio e nipote d’arte, la rete con bottiglietta di Mattia Destro, il primo acuto in bianconero di Locatelli e il quinto posto della Fiorentina, nonostante abbia giocato 4 volte fuori casa. Aspettando Venezia-Torino, celebriamo i già 33 gol in 9 partite. La media è decisamente alta. Alla faccia dei perfetti zeroazero.

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