Prostrato di fronte al Presidente della Repubblica Moon Jae-in, Son è un fiume in piena, proprio come il Don a primavera, quando con lo scioglimento delle nevi l’acqua scorre portentosa verso la foce nei pressi di Rostov, città crocevia tra Europa e Asia. Il gol di Son Heung-min non è bastato ad evitare la sconfitta contro il Messico che sancisce l’eliminazione della Corea del Sud dal mondiale russo con una giornata d’anticipo rispetto alla chiusura della fase a gironi. Al confine tra i due continenti, le lacrime che bagnano lo spogliatoio coreano della Rostov Arena segnano uno spartiacque per il ragazzo destinato a diventare l’uomo più amato nel proprio Paese. Dal match successivo, contro la Germania, Son vestirà la fascia di capitano delle Tigri asiatiche per non toglierla più, realizzando una delle due reti che porteranno anche i campioni del mondo in carica a salutare anzitempo il torneo.
Il passo successivo di Heung-min nell’ascesa a figlio prediletto della Patria sarà la conquista dei Giochi Asiatici nel settembre 2018, con la selezione Under-23 in qualità di fuori quota, quando trascina la Corea del Sud con due assist nella finale contro il Giappone. La sua presenza si rende necessaria perché nel frattempo ha assunto sempre più rilievo la vicenda della leva obbligatoria, una situazione di empasse che terrebbe Son lontano dalla Premier League e dal calcio internazionale per un periodo compreso tra 18 e 21 mesi, stroncandone la carriera sul più bello.