Arsene Wenger prosegue sulla sua strada: il responsabile Fifa per lo sviluppo del calcio assicura che c'è largo appoggio, anche da parte dei calciatori, sulla riforma dei calendari che porterebbe anche ad un Mondiale ogni due anni invece che quattro. "Non è una rivoluzione, piuttosto un'evoluzione necessaria: tutti sembrano d'accordo sul fatto che il calendario vada riformato, nessuno è contento dello status quo" spiega l'ex allenatore francese.
Wenger, parlando a La Repubblica, illustra il progetto: "Raggruppare le qualificazioni in una o due finestre internazionali e lasciare per il resto della stagione i giocatori con i loro club: meno interruzioni dei campionati, meno viaggi per i giocatori. Ci sarebbero meno giorni per le nazionali durante l'anno, ma si creerebbe lo spazio per una grande competizione alla fine della stagione, Mondiale o Europeo. E poi un periodo di riposo obbligatorio di 25 giorni per i giocatori prima dell'inizio della nuova stagione. Io propongo di 'pulire' il calendario ed eliminare le partite che hanno perso significato. Un modo più moderno di organizzare il calcio".
Anche i calciatori sarebbero d'accordo, sottolinea: "Abbiamo consultato un certo numero di top player e so che i giocatori preferirebbero disputare più partite importanti, piuttosto che amichevoli. Quasi tutti i migliori poi giocano in Europa: sudamericani, africani, asiatici devono volare per oltre 300mila chilometri in quattro anni. I viaggi ripetuti, lo shock climatico, il jet lag, sono un peso enorme. La mia priorità sono i calciatori".
Con la Superlega "c'è una differenza fondamentale: il mio obiettivo non è quello di creare un circolo chiuso ed esclusivo, ma di rendere il calcio più inclusivo, dando più opportunità a tutti i Paesi. Delle 211 federazioni, 133 non hanno mai partecipato a una Coppa del Mondo. Con edizioni più frequenti, avrebbero più possibilità".
Sulle critiche di Uefa e Conmebol spiega: "Non vedono il quadro completo. Da 20 anni, nelle fasi finali del Mondiale si affrontano quasi sempre squadre europee e sudamericane e hanno sempre vinto le europee. Le altre non giocano queste partite, quindi non hanno la possibilità di colmare il divario. Una Coppa del Mondo più frequente darebbe loro più possibilità di partecipare e uno stimolo a investire sui giovani".