Dall’anno di nascita 1959 a quello 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse
Non aveva neanche 4 mesi Alberto Malusci quando – il 15 ottobre 1972 - Giancarlo Antognoni debuttava in Serie A vestendo la maglia viola al Bentegodi di Verona. Ovviamente non siamo qui a fare paragoni tra l’icona della Fiorentina e un quasi cinquantenne che alla Viola ha comunque dato i migliori anni della sua vita sportiva: sette stagioni per un totale di 158 partite e 5 gol tra campionato e coppe. La cosa curiosa è che Malusci, il Giovane Malusci come lo chiamavano i tifosi, ha esordito in A un anno prima del Bell’Antonio: a 17 anni contro i 18 di Antognoni.
Alberto è di Quarrata, nei pressi di Pistoia. Comincia a giocare a calcio prestissimo: a 9 anni è nell’Arci Bottegone, squadretta espressione appunto del Bottegone, quartiere popolare e popoloso di Pistoia. A 12 anni lo notano alcuni dirigenti viola ed ecco il passaggio nelle giovanili della Fiorentina. Cominciano anni di su e giù in corriera da Quarrata a Firenze, sempre sotto l’amorevole cura di papà Antonio e mamma Maria Rosa. Sotto la guida di Claudio Piccinetti (ex centravanti della Primavera viola assurto a discreta notorietà negli anni Settanta con le maglie tra le altre di Catania, Catanzaro e Novara) scala le tappe: dai Giovanissimi agli Allievi fino al doppio salto in prima squadra saltando praticamente lo step della Primavera. Dei suoi due fratelli uno, Luca, segue le tracce del babbo falegname. L’altro, Riccardo, classe 1966, prova a fare il calciatore: discreto centrocampista, settore giovanile della Fiorentina, un anno a Sassuolo in serie C2, sei stagioni a Poggibonsi (2 in Interregionale e 4 in serie C), 5 anni a Sesto Fiorentino nel Campionato Nazionale Dilettanti, due tornei a Porcari (uno in Promozione e in Eccellenza) e infine 4 stagioni a Monsummano (una in Promozione e tre in Prima Categoria) prima di chiudere nel Pieve a Nievole.
Ma torniamo ad Alberto. Gioca negli Allievi della Fiorentina quando, all’inizio della stagione 1989-90, l’allenatore viola Bruno Giorgi lo aggrega alla prima squadra. Era rimasto impressionato, Giorgi, dalla fisicità e dalla tenacia di quel ragazzino nelle partitelle contro i “grandi”. Qualche panchina, poi l’esordio nel calcio che conta entrando nei minuti finali della sfida contro la Sampdoria al posto di Buso, un attaccante, per puntellare ancor più la difesa in una gara che la Fiorentina sta vincendo 3-1. Un altro scampolo qualche settimana più tardi a Bergamo contro l’Atalanta (stavolta al posto di Kubik) fino alla domenica del… sogno: 21 gennaio 1990, teatro lo stadio Flaminio di Roma per Lazio-Fiorentina. Maglia numero 4, esordio dal primo minuto, 1-1 il risultato finale con bei voti in pagella che gli valgono la titolarità anche nella partita successiva, quella casalinga contro il Napoli che avrebbe poi vinto quell’anno lo scudetto. Ormai la favola del Giovane Malusci è realtà, nonostante il “mentore” Giorgi perda la panchina viola nelle battute finali della stagione. Al suo posto Ciccio Graziani, che gli conferma la fiducia schierandolo titolare anche nelle due gare di semifinale Uefa contro i tedeschi del Werder Brema ma lo tiene a sorpresa in panchina nella doppia (polemica) finale contro la Juventus.
Nell’estate ’90, quella delle notti magiche, quella del turbolento passaggio di Roby Baggio dalla Fiorentina alla Juventus, sulla panchina viola arriva il brasiliano Lazaroni: prosegue il processo di crescita di Malusci, titolare anche con l’ex ct della Selecao come pure nella stagione 1991-92 (con Lazaroni sostituito poi dopo 5 giornate da Gigi Radice), quella contraddistinta dai primi (e unici) gol di Malusci nella massima divisione. Destinataria una sola squadra: la Cremonese e il suo portiere Rampulla, trafitto da Alberto all’andata (vittoria viola 3-1 allo Zini) e al ritorno (1-1 al Franchi). La stagione 1991-92 finisce però… in barella: stadio Tardini di Parma, ultima di campionato, la Fiorentina sta vincendo 1-0 quando in uno scontro a centrocampo il belga Grun procura a Malusci la frattura della tibia destra. Un ko pesante, quattro mesi di stop che gli fanno saltare la fase finale dell’Europeo under 21 e le Olimpiadi di Barcellona. Il timido rientro a gennaio del ’93 porta con sé una ricaduta che azzera definitivamente la casella stagionale delle presenze in una stagione 1992-93 maledetta per lui e per la Fiorentina che conosce l’onta della seconda retrocessione della sua storia.
Nel luglio ’93, con l’arrivo di Ranieri, si aprono per lui prospettive nuove: nella stagione del ritorno in A è titolare, numero 6 sulla schiena: il 4 è Beppe Iachini, il 5 Stefano Pioli (che lo prende subito sotto la sua ala protettrice), due che faranno una più che discreta carriera anche in panchina… Nell’estate successiva arriva in viola un campione del mondo, il brasiliano Marcio Santos, ma il posto di Malusci non corre rischi: 30 partite intere in campionato, solo Toldo, Batistuta e Marcio Santos possono vantare un minutaggio superiore. Il mercato estivo del ’95 porta in dote ai viola due difensori centrali: Amoruso e Padalino. Il primo è del ’71, il secondo del ’72, coetaneo di Alberto. Arrivano entrambi dalla Puglia, Amoruso dal Bari e Padalino dal Foggia. Sarà la novità, sarà un po’ di “stanchezza” dopo tante stagioni nella Fiorentina, fatto sta che Malusci perde lo status di “titolarissimo” anche a causa di problemi agli adduttori che lo frenano proprio sul più bello. Solo 10 i gettoni di presenza in campionato. Gli rimane la soddisfazione per una Coppa Italia – trofeo che Firenze attendeva da più di vent’anni – vinta da protagonista: titolare nella semifinale di ritorno a San Siro contro l’Inter dopo il 3-1 dell’andata (1-0 gol di Batistuta) e titolare nella finale di ritorno a Bergamo (vittoria 2-0 dopo il successo di misura per 1-0 al Franchi).
Nell’agosto del ’96 la svolta e il divorzio con il passaggio all’Olympique Marsiglia, nobile decaduta del calcio europeo appena tornata in Ligue 1 dopo lo scandalo che aveva visto coinvolto il suo padre-padrone Bernard Tapie. La stagione è fatta di luci e ombre e si chiude con un anonimo 11esimo posto. In quella successiva Rolland Courbis, che ha rilevato in panchina Gerard Gili, non “vede” Malusci che a gennaio del ’98 torna in Italia, al Foggia in Serie B. A 26 anni l’impressione è che Alberto abbia già dato il meglio e quel “Giovane” sulle spalle paradossalmente lo fa sembrare quasi un ferrovecchio. Foggia, altre due stagioni cadette al Cosenza, un po’ di A riassaggiata per un paio di stagioni a Lecce (dal 2000 al 2002), la ridiscesa in B con il Catania e nel novembre 2003 un’altra esperienza estera, questa volta in Belgio al Mons, squadra allenata da Sergio Brio: annata positiva con 22 partite intere e una bella salvezza da festeggiare. Nella stagione 2004-05 il passaggio all’Fc Bruxelles dove però i problemi fisici ne condizionano il rendimento. Il rientro in Italia è… un richiamo del cuore: Sangiovannese in C, Quarrata dove prova a essere profeta in patria e dove in pratica finisce – in Eccellenza - la sua carriera. E’ il 2007, l’ex Giovane Alberto Malusci a 35 anni chiude con il calcio.
Alberto Malusci classe 1972
Serie A: 116 presenze, 2 gol
Serie B: 99 presenze, 6 gol