CICLISMO

Federbici-Cassani, l'addio adesso è ufficiale

Il ct azzurro, di fatto "esonerato" durante l'Olimpiade di Tokyo, non ha accettato la proposta di un nuovo incarico in ambito Fci: "Ma le porte per lui resteranno sempre aperte". La replica: "Non sono da scrivania"

Adesso è ufficiale: le strade di Davide Cassani e della Federciclismo si separano. Il faentino, ct azzurro per otto anni e, in pratica, "esonerato" durante l'Olimpiade di Tokyo, non ha accettato la proposta del presidente della Fci, Cordiano Dagnoni, e del consiglio federale di un nuovo incarico in ambito federale. La Fci gli aveva proposto il ruolo di direttore generale della Società Ciclistica Servizi, ma Cassani ha rifiutato.

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Così ora la federazione, con una nota, ha ufficializzato l'addio e, dopo i ringraziamenti di rito, il presidente Dagnoni ha spiegato di aver "considerato Davide una risorsa per il movimento ciclistico e per questo mi sarebbe piaciuto percorrere ancora altra strada insieme. Comprendo, però, i motivi della sua decisione. Sono certo che, qualunque sia la sua nuova sfida, porterà ancora lustro al nostro movimento. Per questo motivo le porte delle Federazione per lui resteranno sempre aperte".

CASSANI: "SONO UOMO DA STRADA, NON DA SCRIVANIA"
"Io sono un uomo da strada e non da scrivania, è questa essenzialmente la ragione per cui io non posso e non voglio andare contro me stesso, non posso ignorare quello che sono e soprattutto quello che non so fare. Ecco perché, pur avendo apprezzato moltissimo l'offerta interessante che mi è stata fatta, chiudo un libro per aprirne un altro che è soltanto la sua continuazione". Davide Cassani ha spiegato così su Facebook perché ha rinunciato a ricoprire un nuovo incarico in Federazione. L'ex ciclista romagnolo lo fa con un'immagine che, "anche solo ricordarla, mi fa tremare i polsi e palpitare forte il cuore": sono le pedalate di Sonny Colbrelli nella vittoriosa Parigi-Roubaix. "È in quel fango che copre completamente Sonny che io ritrovo tutti i motivi del mio sconfinato amore per il ciclismo. Io ero li' con Colbrelli, pedalavo con lui, stavo facendo a meta' di tutto; fango e sudore, speranza e fatica... Ecco, questo è quello che amo e quello che so fare: stare con i ragazzi, essere con loro, sempre, soprattutto quando faticano, quando pedalano. Alla foratura di Gianni Moscon e alla sua caduta ho sofferto come se mi avessero dato un calcio in bocca anzi no, peggio, allo stomaco. Voglio tornare, anzi restare sulle strade con i miei ragazzi condividere con loro amarezze e delusioni, gioie e soddisfazioni. Non so cosa faro', dipenderà da quello che sarò capace di inventarmi. Di sogni ne ho ancora tanti e di certo non lascerò il ciclismo", aggiunge l'ex ct.

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