Karim Benzema rischia una condanna a cinque anni di carcere e 75.000 euro di multa per la presunta complicità nel ricatto all'ex compagno di squadra Mathieu Valbuena nel 2015. L'attaccante del Real Madrid affronta da questo mercoledì alla Corte di Versailles il processo sulla vicenda che ha offuscato la sua immagine e che lo ha tenuto lontano dalla Nazionale per cinque anni, in particolare costringendolo a saltare Euro 2016 e il Mondiale di Russia. Secondo quanto scrive As, i legali del giocatore non confermano la sua presenza in udienza, in mezzo a un fitto programma sportivo, tra una vitale partita di Champions League contro lo Shakhtar Donetsk e il Clasico contro il Barcellona.
Dopo sei anni di colpi di scena legali, siamo dunque al momento della verità per Benzema: il processo detto "sextape" durerà fino a venerdì e farà finalmente chiarezza su quanto accaduto nell'autunno di cinque anni fa, quando l’attaccante del Real, dal ritiro di Clairefontaine, entrò in contatto con Valbuena per evocare il problema di un video hard che vedeva coinvolti il compagno di nazionale e la moglie finito nelle mani sbagliate.
La sequenza a luci rosse in realtà era stata registrata in un file da un collaboratore di Valbuena, che avendo problemi di soldi aveva elaborato un piano per estorcergli denaro coinvolgendo anche un amico d'infanzia di Benzema, Karim Zenati. Proprio su richiesta di Zenati, il 6 ottobre 2015 Benzema telefonò all'ex centrocampista del Marsiglia per proporgli un “aiuto”, mettendolo in contatto con le persone giuste. Per gli investigatori, si trattò di un atto di complicità nel tentativo di estorsione ai danni del collega.
"Attenzione, Mathieu, sono veri delinquenti", sarebbe la frase che, stando agli atti processuali, Benzema avrebbe detto a Valbuena nel ritiro della Francia, a Clairfontaine. Il centravanti del Real ha poi sostenuto che voleva aiutare il suo compagno, ma per l'accusa si trattava di "pressione dolosa".
Al momento della telefonata di Benzema al compagno, Valbuena aveva già denunciato tutto alla polizia, che stava già indagando quando intercettò la chiamata. Due settimane dopo scattarono i primi interrogatori e lo stesso attaccante del Real fu convocato il mese seguente in commissariato, in stato di fermo, per uscirne sotto inchiesta.