l'analisi

Juventus in crisi in ogni reparto, anche Allegri sotto accusa

Numeri record (negativi) in difesa, centrocampo disastroso e attacco spuntato: squadra in ritiro

I numeri, nel calcio come nello sport, non raccontano tutto ma aiutano ad interpretare una situazione: e quelli della Juventus attuale non mentono. La seconda sconfitta consecutiva in campionato porta i bianconeri al peggior risultato in termini di punti dopo undici giornate dal 1961/62, bisogna tornare invece al 1998/99 per trovare una differenza reti che non fosse a saldo positivo come quella di oggi: in quelle due stagioni la Juve chiuse poi undicesima e settima. "Siamo da metà classifica, dobbiamo vergognarci, step quasi finale per il campionato" ha detto Allegri dopo l'1-2 del Bentegodi, in qualche modo confermando le proiezioni statistiche: ma più che una reale resa, sembra la volontà di non irrigidire ulteriormente l'ambiente in un momento di per sé molto, molto complicato. Squadra in ritiro da lunedì fino a sabato.

Il tecnico livornese era stato richiamato per dare una forte sterzata al trend delle ultime due stagioni ma Sarri e Pirlo - con Cristiano Ronaldo, giusto ricordarlo - viaggiavano su medie decisamente migliori dopo 11 turni: 29 punti nel 2019/20, 21 la scorsa annata. Siccome è sempre difficile paragonare squadre, rivali e campionati diversi, meglio concentrarsi sulla stretta attualità che mette di fronte ad Allegri una situazione a dir poco complicata: anche lui rientra nel banco degli imputati anche se la sua posizione non è in discussione, non fosse altro per il suo curriculum e per i circa 9 milioni all'anno fino al 2025 che il club gli deve percepire, ma è anche inevitabile chiedersi quanto pesi la componente tecnica in questa crisi. Tante le formazioni iniziali sbagliate, così come i cambi tardivi durante i match: una girandola di formazioni e uomini che non ha giovato al gruppo, ancora alla ricerca di punti di riferimento e certezze.

Alla vigilia del Verona l'allenatore bianconero aveva escluso il passaggio alla difesa a 3, che ora sembra una strada da percorrere quasi forzatamente, paradossalmente il test allo Stadium contro lo Zenit potrebbe essere la chance migliore visto che la situazione in Champions League è decisamente più favorevole (tre vittorie su tre). D'altronde se quando gioca Chiellini si rimpiange la freschezza di De Ligt e quando gioca l'olandese si rimpiange l'esperienza dell'azzurro, il cortocircuito è evidente: l'assente ha sempre ragione se l'impianto tattico non garantisce di sopperire alle mancanze dei singoli.

Non che a centrocampo la situazione sia migliore: se manca Locatelli - che qualche turno di riposo dovrà pur averlo - non c'è modo di avere quell'equilibrio sul quale Allegri ha basato l'attuale e sin troppo cauto 4-4-2. Da Rabiot a Bentancur ad Arthur, nessun esperimento ha dato i risultati sperati tanto che qualcuno pensa sia meglio puntare su una mediana più robusta, Locatelli-McKennie per esempio, per poi lasciare a Dybala il compito di fare da tessitore del gioco. Già ma se Chiesa e Kean sono out, Bernardeschi non è ancora al top e Morata delude, poi chi dà imprevedibilità all'attacco?

Il rebus non risparmia nessuno: club, squadra e staff tecnico. Con un mercato di gennaio ancora lontano, e che comunque non si prevede spumeggiante per motivi economici e di opportunità, ci sono due mesi da giocare da Juventus per non buttare all'aria la stagione e l'obiettivo minimo del quarto posto. Con umiltà e rispetto, come ha detto Dybala.

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