Rivalità durate intere annate oppure il tempo di una sola stagione, molto spesso "accese" da un singolo Gran Premio, quando non addirittura da un unico e preciso episodio: controverso ed in ogni casco memorabile. Sono tanti gli avversari che hanno incrociate le loro traiettorie con quelle di Valentino Rossi, in un certo senso influenzandone la parabola nel motociclismo contemporaneo e contribuendo alla grandezza del "Dottore".
Da Sete Gibernau a Casey Stoner, da Jorge Lorenzo a Marquez. In alcuni casi solo sparring partners, in altri veri e propri "pari grado" o quasi: nel carisma e nel talento, se non nel numero di vittorie o di titoli iridati. Ci pace però iniziare la nostra rassegna dei rivali di Valentino con Max Biaggi. Scontro di personalità e di modi di intendere le corse, forse addirittura la vita, quello tra Valentino e Max. Una sfida "di testa", prima ancora che di pista, spallate e gomitate (che, come vedremo, nella carriera di Rossi non sono proprio mancate: con Max e non solo).
Anche perché, a pensarci bene, i due si sono annusati da subito (come solo i grandi rivali) ma in realtà sono arrivati a confrontarsi in pista solo nella premier class, visto che i primi due anni di Rossi nel Motomondiale (1996 e 1997) hanno coinciso con gli ultimi due di Biaggi nella 250 (e con gli ultimi due dei quattro titoli del romano nella quarto di litro) e che poi nel 1998 - stagione del debutto di Valentino nella 250 stessa - Max faceva il suo esordio nella MotoGP. Questione di un paio di stagioni e poi - dal 2000 - la sfida sullo stesso terreno: Yamaha per il romano, Honda per il marchigiano.
Le prime sfide, le prime frizioni, lo scontro generazionale ( Max classe 1971, Vale classe 1979), la "gomitata" rifilata dal romano al giovane rivale in pieno rettilineo vent'anni fa a Suzuka. Una solo stagione - il 2003 - in sella alla stessa moto (la Honda). Poi, dal 2004, lo scambio: lo strappo con la Honda porta Valentino al clamoroso passaggio alla Yamaha con la missione - che porterà brillantemente a termine - di riportare la Casa di Iwata a quel titolo che Biaggi non era riuscito a vincere. L'episodio culminante (ed in pratica finale) della sfida ha luogo nell'appassionante duello del Gran Premio del Sudafrica a Welkom, dove Rossi mette a segno una delle vittorie-cardine della sua carriera.
Succederà ancora che un singolo GP, un singolo episodio, indirizzino come detto la carriera di Valentino. Accade quasi esattamente un anno dopo: è del 18 aprile 2004 il duello infinito di Welkom, è del 10 aprile 2005 la "spallata" a Sete Gibernau nel Gran Premio di Spagna di Jerez de la Frontera: al tornatino che immette sul rettilineo d'arrivo, ultima curva dell'ultimo giro. Non è solo una manovra al limite, non sono solo le ruote della Honda Gresini numero 15 dello spagnolo - che girano a vuoto nella ghiaia: è la svolta dell'intera stagione, che arriva subito, all'esordio stagionale e "distrugge" mentalmente Sete. Un duello che finisce in quattro e quattr'otto e che era iniziato l'autunno precedente con l'affaire della piazzola di partenza di Valentino a Losail (Qatar) "gommata" con lo scooter dal clan di Rossi e prontamente denunciata da quello del catalano alla direzione gara, con tanto di retrocessione dei Rossi in fondo allo schieramento.
Valentino è padrone del Mondiale, ma nel 2006 la sua Yamaha non può vantare l'affidabilità della Honda di Nicky Hayden (che troverà qualche anno più tardi come compagno di squadra in Ducati) e che infatti la spunta nello showdown finale di Valencia. Anche la rivalità con lo sfortunato Nicky è però di breve durata, per non dire effimera. Sulla strada di Valentino si parano infatti Casey Stoner e la Ducati. L'australiano la spunta nel 2007 ma l'anno dopo Rossi pareggia i conti e le sequenze che riassumono l'intera battaglia tra il nostro e l'australiano sono quelle dello straordinario (e controverso) sorpasso di Valentino su Casey giù per lo "strapiombo" del Corkscrew di Laguna Seca, il "Cavatappi" californiano che dodici anni prima - e con due ruote in più - aveva fornito identico scenario per l'altrettanto storico "The Pass" di Alessandro Zanardi su Bryan Herta nella Indycar. Roba oggi da licenza strappata, penalizzazioni infinite, gogna mediatica e chi più ne ha, più ne metta...
Trascorre un solo anno (anzi meno) e Valentino mette in scena un altro sorpasso leggendario. Questa volta a Barcellona, questa volta all'ultima curva del Circuit de Catalunya di Barcellona, questa volta ai danni di Jorge Lorenzo che dall'anno prima è suo compagno di squadra alla Yamaha. Sarà Rossi a spuntarla nella corsa al titolo (il suo nono ed ultimo) nei confronti del maiorchino, che però ha spalle larghe e piani ambiziosi. Sono gli anni di una sfida durissima, da separati in casa e non solo metaforicamente (il famoso muro all'interno del garage del team Yamaha factory). Lorenzo è campione del mondo nel 2010, capisce che non è più cosa, che l'avventura Yamaha è ai titoli (altrui!) di coda. Tornerà sui suoi passi, ma solo dopo lo sfortunato biennio Ducati e sarà tutta un'altra cosa. Il mondo è ormai cambiato, i giovani rivali di un tempo sono ormai campioni affermati ed il nuovo avanza, anzi corre fortissimo. Ed ha un nome su tutti: Marc Marquez.
Prima dell'inevitabile declino (imboccato nel 2017, stagione della sua ultima vittoria, ad Assen), il Dottore è quarto nel 2013 e poi tre anni consecutivamente vicecampione del mondo ma è ancora una volta un singolo episodio ad imprimere una nuova svolta alla sua carriera: il contatto con lo stesso Marquez al GP della Malesia del 2015 che (tra i due litiganti) dà di fatto via libera alla conquista del titolo iridato da parte di Lorenzo, del quale è di nuovo compagno di squadra, con un rapporto migliorato ma che sa sempre di "tregua armata". Rossi e Marquez torneranno ai ferri corti anche nel 2018 in Argentina ( e questa volta sarà l'italiano a finire a terra). Non una caduta come le altre: la caduta ... degli dei, in un certo senso.