In un pomeriggio di giugno brasiliano, nella tropicale Salvador, va in scena la caduta di un impero. I campioni in carica, ancora tra i favoriti, si rivelano all’improvviso la copia sbiadita della squadra che dominò il mondo. Il tracimare Oranje è preannunciato dal volo memorabile di Robin van Persie che vale il momentaneo pareggio, e il cinque del capitano dato al suo allenatore Louis Van Gaal nell’esultanza tradisce una strana eccitazione del gruppo olandese sbarcato in Sudamerica.
Anche la gioia dell’altra stella Arjen Robben dopo ogni gol è quella dei bambini al parco giochi, nonostante la carta d’identità segnali lo sconfinamento delle trenta primavere. Sono ormai lontani i tempi in cui mister Louis, con i suoi ferrei precetti, confinava il fuoriclasse della squadra in zone del campo più congeniali al dogma di gioco che alla libertà del genio creativo individuale. Ora Van Gaal può godersi i suoi ragazzi da vecchio padre di famiglia. Per l’ultimo ballo della generazione d’oro dei nati tra l’83 e l’84, che comprende anche Wesley Sneijder, l’abito cucito su misura lascia i campioni liberi di esprimersi in contropiedi micidiali. Spagna-Olanda, match d’apertura del girone, finirà 1-5.