Il caso Peng Shuai scuote il mondo del tennis e non solo. La Wta ha minacciato di lasciare la Cina in assenza di chiarimenti sulla tennista, che dopo aver accusato l'ex vicepremier Zhang Gaoli di averla costretta a una relazione sessuale, da inizio novembre è scomparsa. Nei giorni scorsi Peng avrebbe inviato una lettera alla Wta dove bollava come "false" le accuse di stupro e dichiarava di non trovarsi in pericolo ma a casa a riposarsi. L'associazione professionistica del tennis femminile nutre forti dubbi sulla veridicità del documento. Anche le Nazioni Uniti hanno preso oggi posizione attraverso la portavoce dell’Ufficio per i Diritti Umani Liz Throssell: "La Cina ci dia la prova che Peng Shuai sta bene".
"Siamo pienamente preparati a ritirare le nostre attività e ad affrontare tutte le complicazioni che ne seguiranno - ha affermato Steve Simon, numero uno della Wta parlando alla CNN -. Perché le accuse di stupro sono più importanti degli affari".
INTERVIENE ANCHE L'ONU: "LA CINE DIA LA PROVA CHE STA BENE"
Intanto anche le Nazioni Unite intervengono sul caso Peng Shuai: “Sarebbe importante avere la prova che sta bene e, inoltre, vorremmo che ci fosse un’indagine trasparente sulle accuse di violenza sessuale di Peng Shuai“, ha dichiarato ai giornalisti a Ginevra la portavoce dell’Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Liz Throssell.
ECCO COSA E' SUCCESSO: LA DENUNCIA E LA SCOMPARSA
Peng Shuai, ex numero uno al mondo in doppio, ha accusato sui social l'ex vice primo ministro Zhang Gaoli, che dal 2013 al 2018 è stato uno dei politici più potenti della Cina, per averla costretta a fare sesso prima di farne la sua amante. Questa accusa è stata pubblicata il 2 novembre sull'account Weibo ufficiale della tennista (un equivalente cinese di Twitter). Dal 4 novembre la Cina aveva bloccato ogni riferimento a questo messaggio attribuito a Peng Shuai di cui da allora non si hanno avute più notizie.