ESCLUSIVA A TIKI TAKA

Buffon: "Juve competitiva ovunque ma vincere la Champions è molto complicato"

L'ex numero uno bianconero a Tiki Taka: "Il sogno Mondiale è la scusa per continuare a giocare"

La Juve di ieri e di oggi, il passaggio al Psg, l'Italia di Ventura e il sogno Mondiale. E poi ancora Allegri, Sarri, Pirlo, Donnarumma sino ad arrivare a Cristiano Ronaldo e all'attuale esperienza al Parma. Il tutto con alcune rivelazioni di mercato, trasferimenti sfumati per un nulla e ritorni inattesi. Gigi Buffon, ospite di Tiki Taka, si confessa a 360 gradi, partendo dalla Juve tornata nelle mani di Allegri: "La Juventus quando sembra in difficoltà poi sorprende sempre e ha dei colpi di reni che le fanno vincere i trofei più impensabili. La vedo sempre protagonista in ogni competizione, poi vincere la Champions in questi anni, contro determinate squadre, è sempre complicato”.

L'INTERVISTA INTEGRALE DI BUFFON A TIKI TAKA

Lei ha vinto in 26 anni di carriera tantissimi trofei: quale ricorda con maggior gioia?
” Non mi ricordo tutti i trofei conquistati ma ho giocato in grandi squadre insieme a grandi compagni che mi hanno aiutato a vincere tanto”.

La delusione più grande è stata lo spareggio mondiale perso con la Svezia?
“Quella è stata l’anticamera di una spedizione che sarebbe stata non vincente. Abbiamo commesso degli errori e abbiamo avuto delle mancanze troppo grandi che non ci hanno permesso di andare al Mondiale. Le colpe sono di tutti, l’ho sempre detto. Quando si fallisce lo si fa tutti, lo staff, l’allenatore e tutti i giocatori”.

Ma secondo lei ci possono essere analogie tra la Nazionale di Ventura e questa di Mancini?
“Delle analogie ci sono, la differenza è che questa Nazionale ha delle certezze maggiori in virtù anche del successo insperato agli Europei. E quando hai delle certezze è più facile superare i momenti delle difficoltà”.

Se l’Italia dovesse qualificarsi lei sogna ancora di far parte della spedizione mondiale?
"Questa è la scusa per continuare a giocare. È la motivazione che mette d’accordo tutti”.

Come è nata la decisione di andare al Parma in Serie B?
"Nella mia carriera ho sempre fatto delle scelte d’istinto e non ho mai fatto calcoli. Ho sempre fatto scelte che mi hanno reso felice. Nel 2006, da miglior portiere al mondo, sono andato in Serie B con la Juve e nessuno nelle mie condizioni l’avrebbe fatto. Solo un pazzo poteva farlo ma l’ho fatto perché credo in certe cose e mi fa piacere poterle accompagnare. Poi ho fatto tutta la trafila alla Juventus, dalla risalita alle tante vittorie. Poi sono andato a Parigi dove ho vissuto uno degli anni più belli della mia vita. Poi sono tornato alla Juventus, accettando di buon grado di fare il secondo. Sono stato una persona esemplare come sempre, poi dopo due anni mi sentivo ancora forte, volevo giocare e ho scelto Parma. Non mi fregava niente fosse in Serie B”.

La prima volta che lasciò la Juve fu per andare al PSG: che stagione fu quella?
“Ho deciso di andare al PSG a maggio del 2018. A febbraio di quell’anno avevo deciso di smettere perché pensavo di fare il Mondiale e volevo chiudere il cerchio con quello. Dissi al mio procuratore che volevo smettere a meno che non mi avesse chiamato una tra Real Madrid, Barcellona e PSG. E dopo venti giorni è arrivata la chiamata. A quel punto mi sembrava un peccato rinunciare a un’esperienza simile, in un club simile e con un’offerta economica importantissima come quella. Non avevo garanzie, non avevo il posto assicurato anche perché la competizione è lo sport”.

Ha fatto bene Donnarumma ad andare a Parigi?
“Penso che Gigio abbia fatto una scelta più che giustificata. In questa stagione sta avendo delle difficoltà ma penso che sarà titolare nell’immediato futuro”.

Lei tornò alla Juve per dare una mano a Sarri?
“Non è vero. Quell’anno col PSG vinciamo l’andata degli ottavi di Champions a Manchester 0-2 e la Juve perde 2-0 a Madrid con l’Atletico. Ero felice per me ma non mi sentivo a mio agio per la sconfitta della Juve. E questa cosa ha pesato nelle scelte future. E poi giustamente la vita ti castiga perché al ritorno passano Manchester e Juventus. Sono tornato, non mi faceva impazzire l’idea di fare il secondo ma l’idea di poter vincere la Champions con questa dirigenza e con questi compagni è stata la cosa che ha pesato di più. Vincerla per la gente della Juve mi avrebbe dato una soddisfazione enorme”.

A proposito di Champions: questa Juve ha possibilità di vincerla?
“La Juventus quando sembra in difficoltà poi sorprende sempre e ha dei colpi di reni che le fanno vincere i trofei più impensabili. Vedo la Juve sempre protagonista in ogni competizione, poi vincere la Champions in questi anni, contro determinate squadre, è sempre complicato”.

A chi dice che la Juve gioca male cosa risponde?
"La Juve non gioca male, la Juve quando vince lo fa da squadra solida, compatta che non concede spazi e che quindi imbruttisce la partita. La nostra Juve che è arrivata due volte in finale era solida, poi non ha vinto perché ha giocato contro un Barcellona e un Real Madrid che erano quattro volte superiori a noi. Ma senza quelle caratteristiche non saremmo mai arrivati in finale”.

Pirlo è sembrato il vitello sacrificale nella scorsa stagione: cosa è successo?
“Non direi che è stato così, il vitello sacrificale dà l’idea di un perdente ma un allenatore che vince Coppa Italia, Supercoppa e che arriva in Champions non ha fallito”.

Intanto quest'anno se ne è andato Ronaldo ed è tornato Allegri...
“Se Ronaldo non era più convinto di rimanere ha fatto bene ad andarsene. E Allegri ha fatto bene a tornare perché si vede che è convinto di fare bene ed è convinto di poter incidere”.

E' vero che è stato molto vicino all'Atalanta?
"Gasperini lo sa, è successo che nel momento in cui avevo deciso di andare a Bergamo ho parlato con i dirigenti della Juve e con Pirlo che mi hanno convinto a restare. Mi conoscono alla perfezione e hanno toccato determinati tasti che non mi hanno persuaso a non andare. A Gasperini comunque voglio bene, le sue chiamate e la sua volontà di volermi a Bergamo perché secondo lui ero ancora forte per fare il titolare, mi hanno gratificato moltissimo”.

Sarri pare aver detto che ‘la Juve è inallenabile’: è vero? Cosa è successo quell'anno?
“Il mister da noi ha avuto tantissime difficoltà perché già all’inizio ha avuto dei piccoli attriti con qualcuno. Non è scoccata la scintilla. Dopo un mese, si è accorto che il tipo di lavoro che era abituato a fare avrebbe dovuto rivederlo e avrebbe dovuto cercare di mediare. E per uno come lui mediare è un qualcosa di avvilente. Non aveva quell’entusiasmo che di solito uno come lui ha”.

Cosa ha provato quest'anno dopo aver preso quattro gol nel primo tempo contro il Lecce?
“Ho provato dispiacere perché stavamo perdendo una sfida importante. Però a me piace il bene comune, sento l’affetto e la felicità e l’entusiasmo della gente di Parma. Mi chiedono di riportarli in Serie A, sono cose gratificanti, è quello che volevo, gioco per passione anche se può capitare di prendere quattro gol in un tempo”.