La grande sicurezza con cui Simone Inzaghi sta riuscendo a gestire questo ciclo di partite decisive per chiudere bene la prima parte di stagione traspare dalle parole con cui ha commentato il forfait di Bastoni prima dello Spezia: "Viste le altre assenze dietro (De Vrij, Ranocchia e Kolarov, ndr) avrei potuto abbassare un centrocampista in difesa o passare alla linea a quattro ma ho messo Dimarco tenendo tre centrali perché sono tranquillo di ciò che mi può dare questo gruppo". La vittoria dell'Inter di ieri rientra proprio nei binari di chi sta bene psico-fisicamente ma è chiaro che i recuperi dello stesso Bastoni e di De Vrij garantirebbero maggiore tranquillità per affrontare Roma e Real Madrid.
Cinque partite in diciannove giorni prima della sosta natalizia, un momento in cui serviranno proprio tutti e non solo per via degli infortuni (senza scordarsi di Darmian) incontrati negli ultimi giorni ma anche perché le energie vanno dosate per tentare di chiudere primi il girone di Champions League e continuare a restare in piena lotta scudetto. Considerando che Bastoni si era fermato per una gastroenterite c'è grande ottimismo per sabato. De Vrij, nonostante le parole di Inzaghi ("Per Roma? Speriamo, lavora bene da due giorni"), dovrebbe rivedersi col Real. Kolarov punta alla convocazione, niente da fare per Ranocchia e Darmian. Contro i giallorossi, dunque, Handanovic rivedrebbe davanti a sé il trio titolare.
Amarcord allenatori a parte (anche per Inzaghi sarà un match particolare, visti i 13 anni alla Lazio da giocatore prima e tecnico poi), la sfida dell'Olimpico sarà significativa perché la svolta che ha portato all'Inter vista nelle ultime settimane era partita dall'1-3 proprio nello stesso stadio, ma contro la Lazio. Una sconfitta figlia di una bella prestazione, di un vantaggio sprecato, di occasioni non sfruttate e poi di un blackout finale: eppure dopo quel ko la difesa ha stretto le maglie, il centrocampo - nonostante un Barella col fiatone - ha iniziato a girare alla grande sulle ali di Brozovic, Calhanoglu e Perisic, pure l'attacco è diventato più cinico (anche se non quanto vorrebbe Inzaghi). Una svolta mentale che ha dato risposte a chi pensava che gli stimoli vincenti del gruppo, conquistato lo scudetto e andato via Conte, fossero scemati.
E invece i senatori hanno trascinato tutti nel vortice del gioco offensivo e delle ambizioni, basta osservare le buone prove di Ranocchia, D'Ambrosio, Gagliardini e i segnali di risveglio firmati Dumfries, Sensi e Sanchez. Segno che l'allenatore ha in mano il gruppo e il gruppo segue l'allenatore. C'è bisogno di tutti, si diceva: a maggior ragione da qui al 22 dicembre.