L'EDITORIALE DI BRUNO LONGHI

L'editoriale di Longhi: c'erano una volta Frossi e Mourinho

Cresce la Juve ma lo scudetto è ormai un affare per le magnifiche quattro, incominciando dall'Inter straripante a Roma

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E’ un campionato appassionante e spettacolare e a renderlo tale non sono soltanto “le magnifiche quattro”, ma anche la Juve che sta ritrovando una dimensione più in linea con le sue potenzialità. E pure le medie e piccole squadre, tutte o quasi votate ad un calcio talmente offensivo in netta controtendenza con ciò che Annibale Frossi, olimpionico, calciatore, allenatore e pure giornalista aveva sentenziato parecchi anni fa, e cioè che la partita perfetta e immune da errori dovrebbe sempre finire 0-0. Invece tra sabato e domenica abbiamo assistito a gare chiuse e poi riaperte, a rimonte impensabili, a 32 gol - di cui 2 direttamente da corner - per una media di 4 ogni 90 minuti. Roba da Bundesliga.

NAPOLI DECIMATO, INTER SPETTACOLARE
Comanda il Milan, ma il suo microscopico vantaggio in classifica è l’indiscutibile conseguenza di ciò che il Napoli ha dovuto patire. Le assenze in contemporanea di Koulibaly, Anguissa, Osimhem, Fabian Ruiz e Insigne non hanno permesso alla squadra di Spalletti di rispondere botta su botta sul campo nell’appassionante sfida del “Maradona” alla splendida Atalanta di Gasperini. E conseguentemente in classifica, al prevedibile successo dei rossoneri a San Siro sulla Salernitana. All’Olimpico è invece andato in scena lo show dell’Inter. Primo tempo da favola, secondo con il cuore in mano per non infierire su ciò che resta del ricordo nerazzurro dello Special One. Bellissima la squadra di Simone Inzaghi. Armoniosa nell’espressione di gioco. Invidiabile nella condizione psicofisica dei singoli. Lo scudetto sulla maglia regala consapevolezza e sicurezza. A chi l’aveva conquistato sul campo con Antonio Conte, ma anche a coloro che, arrivati in estate, ne hanno ricevuto gli influssi benefici. Come Chalanoglu, Dzeko e Dumfries (finalmente), ovvero i tre goleador della gara dell’Olimpico.

MOURINHO NON E' PIU' SPECIAL
La Roma, alla settima sconfitta in campionato, è l’esatto contrario dell’Inter: scivola in classifica agguantata dalla Lazio e scavalcata da Fiorentina e Juventus. Latita nel gioco e Mourinho dà l’impressione di non sopportarla più. Tant’è che ne critica tutti i reparti come potrebbe fare un semplice osservatore esterno. Non chi deve esserne il leader assoluto, il trascinatore. Mou, notoriamente, ha saputo in passato essere “special” rendendo ancora più forti le squadre già forti. Ma la sua Roma forte lo sarà, forse in futuro. Non adesso. E lui, messo sul banco degli imputati per gli scivoloni nel derby, in Norvegia e contro la sua “beneamata”, rischia di riscrivere la storia di Helenio Herrera, il “mago” degli Anni sessanta, che sulla panchina giallorossa aggiunse una nota di grigiore agli inimitabili splendori nerazzurri di qualche stagione prima. Ritornando sulle “magnifiche quattro” resta ora da verificare se la loro bellezza all’interno dei confini italiani potrà essere o meno riscontrabile anche in campo europeo.

LA JUVE SI RISVEGLIA E MIGLIORA
Alle loro spalle si rivede, ed era ora, la Juventus, il cui successo sul Genoa, rimpicciolito dai tanti infortuni, ne ha evidenziato i miglioramenti già intravvisti a Salerno. Ma per capire se sarà il sintomo di quell’ambizioso futuro che la storia e il blasone le impongono, bisognerà attendere sfide contro avversari di maggior spessore.

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