"Avevamo fatto sesso una volta, sette anni prima... Da molto tempo avevo sepolto la nostra storia nel mio cuore, visto che non avevi intenzione di accollarti nessuna responsabilità. Ma allora, perché sei venuto a cercarmi nuovamente, per portarmi a casa tua e costringermi a fare sesso con te?". È uno stralcio del post pubblicato il 2 novembre scorso - poi rimosso dai social - dalla tennista cinese Peng Shuai che denunciava l'aggressione sessuale da parte dell'ex premier cinese Zhang Gaoli.
Nel post, che alcuni follower di Peng Shuai sono riusciti a fotografare prima che la censura cinese lo togliesse, la tennista, scomparsa dalla scena pubblica per giorni dopo le sue rivelazioni, racconta il suo incubo. "Non ho nessuna prova, ed è stato impossibile conservare qualunque traccia dell’accaduto - si legge sul documento riportato dal 'Corriere della Sera' - Quel pomeriggio, sulle prime ti ho detto di no e sono scoppiata a piangere. Ho cenato con te e tua moglie, Kang Jie. Hai continuato a parlare e a dire tante cose, per scacciare i pensieri dalla mia mente. Dopo cena, hai detto che non mi avevi mai dimenticata in quei sette anni, e che avrei dovuto essere carina con te, e via dicendo… Mi sentivo invadere dal panico, ma ho ceduto. Sì, abbiamo fatto sesso". Poi il sentore del 'pericolo': "Anche a rischio della vita, voglio dire la verità su di te... Ma anche se rischio di disintegrarmi, come un uovo scagliato contro una roccia, sono pronta a dire la verità sul tuo conto".
Dopo giorni senza sue notizie Peng Shuai è riapparsa in pubblico mostrandosi in videoconferenza con il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) Thomas Bach rassicurandolo sulle sue condizioni: "Sto bene e sono al sicuro, voglio il rispetto della mia privacy". Circostanza che non ha convinto, tanto che la Wta, l'associazione che riunisce tutte le giocatrici di tennis, ha annunciato "la sospensione immediata" di tutti i tornei in Cina e Hong Kong alla luce della situazione non ancora chiara.