"Storia del Napoli. Una squadra, una città, una fede” è il titolo dell’ultimo, delizioso lavoro di Gigi Di Fiore. Storico rigoroso e apprezzato, Di Fiore è uno dei cronisti di punta del Mattino, testata per la quale ha curato inchieste e servizi di grande importanza, specie sulle tematiche criminali e giudiziarie. Autore di numerosi libri, ama la sua città ed è un grande appassionato del Napoli. Ragioni, queste, che lo hanno ispirato per la sua ultima fatica. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Napoli e il Napoli, gioie e affanni lungo l’arco di un secolo. Ma davvero è così intensa la sovrapposizione tra la città e la squadra?
Sì, è un rapporto stretto che fa del calcio a Napoli un fenomeno vissuto con dedizione assoluta. Le vicende extracalcistiche si sovrappongono e si uniscono assai spesso alla storia della squadra. Tanto che ho potuto davvero raccontare in parallelo la storia del Napoli e quella della città, con legami e personaggi intrecciati di continuo.
Lei dice che fin dai suoi albori anche il calcio ha avuto la sua “questione meridionale”.
Sì, dalla fine dell’800 agli inizi del secolo successivo, il campionato veniva giocato da pochissime squadre, tutte al nord. La prima Federazione fu costituita a Torino, lì nacque il primo embrione dello sport destinato a diventare il più seguito in Italia. Al sud si giochicchiava, con pochi mezzi e partite tra amici con scarso interesse dei giornali e l’attenzione elitaria dei soci dei circoli nautici napoletani, tra i primi appassionati del nuovo sport. Tanto che Renato Casalbore, salernitano d’origine ma trapiantato a Torino dove poi fondò il quotidiano Tuttosport, richiamò i dirigenti e gli appassionati di calcio napoletani a fare sul serio, mettendo impegno e soldi nelle squadre per metterle in condizioni di competere con le formazioni più forti di allora che erano la Juventus, il Torino, il Genoa, la Pro Vercelli, il Milan.