Tornano al campionato con stati d'animo diversi dopo un'Europa esaltante per la Juve e dimessa per il Milan, in un sabato di trasferte a Nord-Est tutt'altro che semplici. Allegri, che spera di scalare passo dopo passo la montagna che porta a un posto Champions, si trova di fronte un Venezia scottato dall'incredibile partita buttata via con il Verona, mentre Pioli deve saggiare la nuova Udinese di Cioffi sperando di non farsi raggiungere da inseguitrici che, domenica, avranno impegni casalinghi non certo irresistibili contro Empoli (il Napoli) e Cagliari (l'Inter).
La Juve torna al 4-2-3-1 dopo l’esperimento in Europa e lo fa con una formazione obbligata, viste le assenze di Chiesa e Kulusevski. Facile quindi immaginare Cuadrado e Bernardeschi sulle fasce con Dybala alle spalle di Morata. A centrocampo la coppia Locatelli-Rabiot con De Sciglio, Bonucci, de Ligt e Pellegrini davanti a Szczesny. Allegri usa il pugno duro, Arthur ne sa qualcosa, e va avanti per una strada che sembra quella più logica per la rosa a disposizione. Quattro difensori, Locatelli in coppia con un altro centrocampista in mezzo (Rabiot quando si vuole dare un’impronta più offensiva, Bentancur nelle partite più da battaglia), due esterni capaci di venire dentro il campo e Dybala libero di scegliersi la posizione in appoggio alla punta centrale. Le insidie, a Venezia, arrivano da una squadra che sa ripartire come poche altre, sfruttando la velocità di attaccanti esterni bravi a ripiegare per poi lanciarsi in profondità.
Per Pioli emergenza è la parola chiave da quando è al Milan e, come se non bastassero gli indisponibili, c’è anche il problema di qualche disponibile con notevoli cali di forma. E’ il caso di Kessie, destinato a partire dalla panchina lasciando il centro del campo a Tonali e Bennacer. Davanti Ibra è chiamato agli straordinari, visto che è l’unica punta a disposizione. A supportarlo sulla trequarti Saelemaekers, Diaz e Krunic. Udine è un campo tutt’altro che facile e, in più, i friulani ripartono da un nuovo allenatore e dalla necessità di fare punti. La voglia di restare in testa alla classifica dopo la delusione europea, però, basta e avanza per spingere i rossoneri a dare tutto come in una partita da dentro o fuori.