A cavallo tra la settimana di coppe e i sorteggi delle superstiti in Europa, il condominio del campionato cambia amministratore: è l’Inter, assoluta dominatrice del Cagliari nella sfida di San Siro, il nuovo leader della classifica. E per la prima volta. Una posizione in sintonia con con lo scudetto cucito sulle sue maglie, e che è anche ovvia conseguenza degli stop delle altre pretendenti al titolo. Ma è pure il giusto riconoscimento a quanto sta offrendo sul piano del gioco, della qualità, della determinazione.
L'INTER VOLA: UN AUTENTICO SHOW CALCISTICO
Si potrebbe obbiettare sulla concretezza, alla luce dei soli 4 gol segnati a fronte delle tante parate di Cragno, tra cui un calcio di rigore. Ma ciò che la squadra di Inzaghi sta portando in giro per gli stadi d’Italia è un autentico show calcistico. Il Cagliari, si dirà, è poca roba. Nulla da eccepire. Ma per arrivare alla goleada contro una squadra assatanata di punti bisognava prima abbattere l’intasato labirinto creato inizialmente da Mazzarri nella propria metà campo. E l’Inter usando gli strumenti adatti, pazienza e palleggio, ha saputo trasformare la salita in una comoda discesa. Quindi con leggerezza e autorevolezza ha planato con le braccia alzate verso il traguardo. Sta volando.
IL MILAN COL FIATO CORTO: PIOLI SI SALVA SMENTENDO SE STESSO
Mentre il Milan appare in chiara difficoltà come dimostrano i numeri impietosi della gara di Udine: un solo tiro nello specchio della porta friulana, quello del trecentesimo gol in carriera di Zlatan Ibrahimovic, e nemmeno lo straccio di una parata da parte di Silvestri, portiere dei bianconeri. Per arrivare al pari, Pioli ha dovuto smentire i suoi principi: ha abbandonato la stucchevole ragnatela di passaggi inconcludenti del primo tempo per puntare nella ripresa a scavalcare il centrocampo con spioventi in area. E sull’ultimo Daniel Maldini ha fatto di testa la sponda decisiva. I rossoneri sembrano aver il fiato corto, e sono pure a corto di idee, e di alternative. Manca in attacco l’imprevedibilità di Leao e Rebic . La spinta di Calabria sulla destra (e pure quella dell’attuale Hernandez a sinistra). E Kjaer cancellerebbe con l’innegabile esperienza parecchi dei tanti errori della difesa. Ma purtoppo non ci sono.
IL NAPOLI SPROFONDA, L'ATALANTA FA UN PICCOLA IMPRESA
Se il Milan arranca, il Napoli, suo avversario al prossimo turno, sprofonda in casa contro il sorprendente Empoli (5° vittoria in trasferta). Ma sarebbe ingeneroso e sbagliato infierire sulla squadra di Spalletti, condizionata dalle troppe assenze pesanti e punita immeritatamente e sfortunatamente da un rimpallo sulla nuca di Cutrone. Che entra di diritto nella classifica dei gol più strani di sempre. Il Napoli si fa sorpassare dall’Atalanta che, al contrario del Milan, ha metabolizzato la delusione di Champions andando a vincere in rimonta a Verona. E la vittoria meriterebbe di essere archiviata sotto la voce “piccole imprese”, se pensiamo che l’Hellas da quando in panchina siede Igor Tudor non aveva mai perso in casa: 5 vittorie e un pareggio.
VLAHOVIC VIAGGIA COME CR7
Parafrasando il celebre aforisma di Maurice de Tayllerand e adottato poi da Giulio Andreotti, ovvero “il potere logora chi non ce l’ha”, si potrebbe affermare che il “centravanti logora chi non ce l’ha”. E lo sa bene la Juventus, staccata in classifica dalla piacevole Fiorentina che il centravanti ce l’ha eccome: 15 i gol dello strepitoso Vlahovic, contro i 4 di Alvaro Morata. E penso che scambiando le maglie ai due, cambierebbe notevolmente la classifica della Signora. E lo dico senza nulla togliere all’impegno, alla dedizione dello spagnolo. E’ una mera questione di caratteristiche. Morata corre, gioca. Il serbo vede la porta come pochi. E viaggia alla stessa andatura di Ronaldo di un anno fa: 17 partite, 15 gol.