Sono Fali Ramadani e Pietro Chiodi i due indagati nell'inchiesta milanese per reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio con al centro le commissioni in varie operazioni di compravendita di calciatori. I finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza di Milano, coordinati dalla procura, hanno chiesto documenti a undici club (Cagliari, Fiorentina, Frosinone, Juventus, Inter, Milan, Napoli, Roma, Spal, Torino, Verona). Nel mirino, tra le altre, anche le operazioni che hanno portato Pjanic dalla Juve al Barcellona e il passaggio di Chiesa dalla Fiorentina alla Juventus.
I finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, oltre a perquisire Chiodi indagato assieme a Ramadani, hanno chiesto le carte delle operazioni gestite dai due agenti agli undici club perché - questa é l'ipotesi investigativa - il procuratore albanese, con l'aiuto di quello italiano ritenuto suo presunto "prestanome", sarebbe riuscito a non versare alcuna imposta.
Ammontano a circa sette milioni di euro, ma potrebbero essere molti di più, i proventi sulle mediazioni non dichiarati al fisco italiano. La cifra è provvisoria e risulta dai primi elementi raccolti dal pm Giovanni Polizzi e dall'aggiunto Maurizio Romanelli nell'inchiesta.
In pratica Ramadani sarebbe riuscito a non dichiarare alcunché al Fisco italiano sulle cifre incassate per le mediazioni nelle compravendite in Italia e, in particolare, facendo transitare i suoi compensi su una rete di società estere. Da qui le accuse di evasione fiscale, tramite "esterovestizione societaria", e di riciclaggio e autoriciclaggio delle somme nascoste al Fisco.
Inquirenti e investigatori, a quanto si è saputo, con i documenti acquisiti oggi nelle sedi delle società vogliono passare al setaccio tutte le operazioni in cui Ramadani e Chiodi hanno fatto da agenti nelle cessioni e negli acquisti di calciatori incassando "commissioni".