"Una star del tennis può influenzare persone di tutte le età, ma soprattutto i giovani e più suggestionabili, e spingerli a emularlo. Questa non è una fantasia, non servono prove". È uno dei passaggi chiave nelle motivazioni della sentenza che James Allsop, capo del collegio di tre giudici della Federal Court, ha emesso per spiegare le ragioni della sua decisione di confermare l'espulsione di Novak Djokovic dall'Australia. Secondo la Corte, la presenza di Nole in Australia "avrebbe potuto alimentare il sentimento anti-vaccini". La preoccupazione del ministro Hawke, si legge nelle motivazioni della sentenza, "non riguarda soltanto i gruppi no vax, alcuni dei quali hanno posizioni estreme e possono rappresentare un rischio per il buon ordine o l'ordine pubblico nella comunità, ma anche chi semplicemente è indeciso se vaccinarsi o meno".
Inoltre, i giudici sottolineano come l'aver confermato l'intervista con L'Equipe del 18 dicembre e aver effettuato il successivo servizio fotografico senza protezioni pur sapendo di essere positivo, dimostra da parte di Djokovic una "scarsa considerazione delle misure di prevenzione che, se emulata, potrebbe incoraggiare una violazione delle regole in Australia". In conclusione, secondo i giudici, la decisione di revocare il visto da parte del ministro Hawke non è "irragionevole o illogica".