TRENTA SENZA LODE

Nicola Zanini, baby prodigio a metà tra Baggio e Del Piero

 

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Dall’anno di nascita 1959 a quello 1988: storie di 30 campioni mancati del nostro calcio, grandi talenti che hanno però deluso (in tutto o in parte) le promesse


Nel marzo ’89 le notti non erano ancora magiche, il Milan di Sacchi aveva già conquistato l’Italia ma non ancora l’Europa e il mondo, presidente della Repubblica era un Francesco Cossiga che non aveva ancora messo mano al piccone. Le cifre del mercato cominciavano a salire vertiginosamente ma ancora non si erano toccati i “picchi” di inizio anni Novanta, con le super quotazioni di Vialli e Lentini. Eppure ci si scandalizzava comunque per la iper valutazione (due miliardi di lire) di un quindicenne di nome Nicola e di cognome Zanini. Vicentino, piedi buoni e gol facile: nelle giovanili del Lanerossi il ragazzino “spacca” e la Juventus brucia la concorrenza della Fiorentina. Ecco il nuovo Baggio (visti i natali) oppure il futuro Platini (vista la destinazione).
E’ il padre Renzo – visto che il ragazzo è ancora minorenne – a mettere nero su bianco il trasferimento. L’avvocato Sergio Campana, anche lui vicentino, gran visir dell’Asso-calciatori, si scandalizza ma neppure troppo. “Non è il primo caso di un ragazzino pagato a peso d’oro. So invece, per averlo visto giocare, che quel Zanini è un vero talento”, parola del sindacalista che un certo occhio (avendo giocato più di 250 partite in Serie A) ce l’ha…

Zanini rimane a Vicenza anche nella stagione successiva, facendo la spola tra le squadre Allievi e Primavera. Vive con la famiglia a Monticello Cavazzale, una frazione di Monticello Conte Otto, piccolo comune della periferia vicentina, e frequenta con profitto il liceo scientifico. Non fa in tempo a esordire con la prima squadra che nell’estate del ’90 sbarca finalmente a Torino. La Primavera bianconera affidata a Sandro Salvadore (ex libero di Milan e Juve anni Settanta) non è esattamente uno squadrone: Nicola (classe ’74) è il più piccolo in una rosa di ragazzi di due/tre anni più grandi da cui solo il portiere Davide Micillo (’71) farà una discreta carriera tra i professionisti. Zanini fresco bianconero conquista presto l’azzurro della Nazionale Juniores guidata da Pietro Ghedin. Esordio con gol a Siderno in un torrenziale Italia-Malta 9-0 del novembre ’90. Pochi giorni dopo arriva la prima convocazione nella Juve dei grandi, quella di Gigi Maifredi: panchina con maglia numero 15 nella vittoria 2-1 sulla Fiorentina del 2 dicembre ‘90. Poi, un paio di mesi dopo, il 10 febbraio 1991, arriva l’esordio in A: la maglia è ancora la 15, al minuto 89 della sfida contro il Cesena entra al posto di Gigi Casiraghi sul risultato di 3-0. La stagione del calcio-champagne targata Maifredi evapora con un deludente settimo posto che confina la Juve ai margini dell’Europa per la prima volta nella sua storia. A giugno la Signora parte per una tournée negli States, a guidare la truppa bianconera Antonello Cuccureddu, ex gloria juventina e vice di Maifredi. Zanini viene aggregato con altri due giovani centrocampisti (Ragagnin e Ricca) e due stranieri in prestito (l’ungherese Detari dal Bologna e lo jugoslavo Mladenovic dalla Dinamo Zagabria). Gioca gli ultimi venti minuti (subentrando a Dario Bonetti) nell’amichevole persa 2-0 in Messico contro il Leon (gol degli ex “italiani” Uribe e Tita).

Nicola si guadagna la conferma per la stagione successiva, 1991-92. Al capezzale della Signora è nel frattempo tornato dopo più di quattro anni Giovanni Trapattoni. Zanini prende parte al tradizionale vernissage agostano di Villar Perosa con la Juve dei grandi che batte 3-0 la Primavera davanti agli occhi attenti dell’Avvocato Agnelli. Gioca poi con continuità in Primavera (affidata nel frattempo proprio a Cuccureddu) e spesso si allena con la prima squadra, con cui prende parte anche a cinque amichevoli infrasettimanali (la più prestigiosa contro il Monza, con assist per il colpo di testa vincente di Alessio) firmando due reti in un dimenticabile 10-0 al Giaveno. Ma il top dell’annata arriva con lo scampolo di partita dei quarti di Coppa Italia al Delle Alpi contro l’Inter: ingresso al 34esimo della ripresa al posto di Roberto Baggio, un cambio quasi scritto nel destino. Al ritorno a San Siro, davanti a 75mila spettatori, vedrà dalla panchina con la sua maglia numero 15 la doppietta del suo più famoso concittadino che trascina i bianconeri in semifinale di un trofeo vinto poi in finale dal Parma di Scala proprio contro la Juventus del Trap.

Nell’estate ’92 Zanini passa alla Sampdoria con Michele Serena a parziale conguaglio dell’operazione che porta Vialli alla Juventus. “Mi aspettavo un po’ di gavetta in B o in C – confessa Zanini prima delle visite mediche al centro di medicina dello sport di Genova – invece mi ritrovo in una squadra di campioni. Sarà dura, ma proverò a farmi notare”. Non sarà buon profeta: con i vice-campioni d’Europa collezionerà solo 9 panchine in campionato e un mini-scampolo nella sconfitta casalinga contro il Torino subentrando a tre minuti dalla fine a Enrico Chiesa.
E così nel luglio del ’93 arriva, puntuale, la… gavetta in C1. A Mantova comincia la stagione con Bellotto allenatore e firmando un gol nella prestigiosa vittoria in amichevole precampionato contro il Modena, squadra di B. Poi però l’annata non si rivela un granché sul piano personale (20 presenze e 1 gol) mentre a livello di squadra (con Tomeazzi che dopo 8 giornate prende il posto di Bellotto) al lusinghiero secondo posto nella regular season (con eliminazione ai playoff per mano del Como poi promosso in B) fa da contraltare la retrocessione a tavolino per illecito amministrativo con successivo fallimento della società e ripartenza dal campionato di Eccellenza.

Zanini invece riparte sempre dalla C1: Roberto Clagluna, maestro di calcio e di buone maniere, lo valorizza al meglio nella Pistoiese che chiude il campionato 1994-95 dietro al Bologna e viene promossa in B dopo aver superato nei playoff Ravenna e Fiorenzuola. Nella regular season gli 11 gol costituiscono il suo record personale, un rigore trasformato nella drammatica finale contro il Fiorenzuola decisa dagli undici metri è la ciliegina sulla torta.
Nell’estate ’95 è finalmente Serie B, non però con l’arancione dei toscani ma con il gialloblù del Verona. Nella prima stagione delle maglie a numerazione fissa a Zanini tocca il 16: Attilio Perotti in panchina dà fiducia all’ex juventino che lo ripaga con 7 gol (in 35 partite) diventando uno dei grandi protagonisti della promozione in A, secondo bomber della squadra dietro allo stagionato Totò De Vitis (13 centri).

La Samp lo richiama così alla base ma con Eriksson evidentemente non c’è feeling: titolare nelle prime due di campionato contro Perugia e Milan, perde pian piano spazio e protagonismo e a metà ottobre torna a Verona, sulla cui panchina nel frattempo Gigi Cagni dopo la promozione ha preso il posto di Perotti. Il 15 dicembre contro la “sua” Juve al Delle Alpi Zanini gioca, bene, da titolare: serve a Maniero l’assist per il momentaneo 0-1, il Verona va avanti addirittura 0-2 (raddoppio sempre di Maniero) prima della rimonta bianconera culminata con uno dei primi “gol alla Del Piero” dell’attaccante che con Nicola condivide la classe (1974) e la regione di origine, il Veneto: vicentino Zanini, trevigiano di San Vendemiamo Del Piero. Poco più di un mese dopo, il 26 gennaio ‘97, arriva il primo gol in A. Avversario di prestigio il Milan campione d’Italia in carica, battuto 3-1 al Bentegodi con Zanini che apre le marcature: fuga in contropiede di Orlandini, cross al bacio e colpo di testa vincente che manda in confusione la squadra di Arrigo Sacchi, subentrato da poche settimane a Oscar Washington Tabarez. Lo schema (cross di Orlandini e gol di testa di Zanini) si ripete puntuale la settimana successiva a Bologna per il suo secondo (e ultimo) centro nella massima divisione: questa volta però il risultato è diverso, dopo il momentaneo pareggio il Verona crolla e finisce per perdere 6-1. E a fine stagione arriva, puntuale, la retrocessione in B.

Nicola però rimane in Serie A. Nell’estate ’97 torna infatti per la terza volta alla Samp, la cui guida tecnica è passata nel frattempo da Eriksson a Cesar Luis Menotti. Neppure il santone argentino – che sarà poi sostituito da Boskov dopo 8 giornate - concede grande spazio a Zanini che a novembre cambia aria: non è fortunato il passaggio all’Atalanta di Mondonico, che a fine campionato scivola in B. Questa volta la discesa tra i cadetti coinvolge anche l’attaccante vicentino che rimane un altro campionato a Bergamo. Con Bortolo Mutti soltanto un gol nel torneo 1998-99 per un deludente sesto posto finale.
La stagione successiva vede l’approdo di Zanini al Pescara. Allenatore è un amante del bel calcio come Giovanni Galeone; team manager un futuro tecnico come Marco Giampaolo; compagni di squadra, tra gli altri, due che avrebbero fatto carriera nei rispettivi ambiti: Massimiliano Allegri e Frederic Massara. Il campionato cadetto 1999-2000 risulterà il secondo più prolifico nella carriera di Zanini con 8 reti, terzo miglior marcatore di squadra dopo Federico Giampaolo (fratello di Marco) con 12 e Maurizio Rossi con 9. Il campionato del Pescara però è anonimo, con un 13esimo posto più vicino alla zona retrocessione che alla promozione. Va peggio l’anno successivo con il Pescara che retrocede in C1 dopo tre cambi di allenatore (Delio Rossi, Galeone, Burgnich e ancora Delio Rossi). A metà stagione però Zanini saluta l’Abruzzo dopo 11 presenze con solo 5 partite intere e passa al Monza: 4 gol in 17 partite non evitano la discesa in C1.

Un trasferimento di pochi chilometri da Monza a Como per il cambio maglia del torneo 2001-02. L’approdo alla corte di Enrico Preziosi porta bene. A fine campionato il Como torna in A dopo una quindicina di anni è il contributo di Zanini è più che dignitoso: 4 gol con partenza sprint (tre le reti nelle prime 5 giornate) ma girone di ritorno più in panchina e in infermeria che in campo. Giusto il tempo di festeggiare la promozione che siamo ai saluti.
La successiva tappa porta Nicola alla Triestina di Ezio Rossi. Le premesse sono ottime: esordio con gol contro il Venezia, girone d’andata chiuso a sorpresa in testa con cinque punti di vantaggio sulla quinta in classifica. Poi il crollo, con 6 sconfitte nelle prime 8 giornate del ritorno e un quinto posto a tre punti dall’Ancona, quarta e ultima promossa in A.
La positiva stagione con gli alabardati vale a Zanini il prestigioso trasferimento al Napoli, sempre in B. Il campionato 2003-04 deve segnare un rilancio del club che fu di Maradona dopo un’annata precedente nella quale gli azzurri avevano rischiato addirittura di retrocedere in Serie C. La campagna acquisti porta sotto il Vesuvio, oltre a Zanini, l’esperto Carrera, Olive, Tosto, un figlio d’arte (Gianluca Savoldi) e un fratello d’arte (Massimiliano Vieri). Il tecnico Andrea Agostinelli punta forte su Nicola e su un altro talento scuola Juve, Rubens Pasino. Ma il Napoli fatica, a novembre Agostinelli viene esonerato e rimpiazzato da Simoni. Il Napoli chiuderà al 13esimo posto e Zanini - pur giocando 36 partite e segnando 5 reti - non sembra mai essere realmente decisivo. L’estate porta al fallimento della società e Zanini passa al Genoa sotto la guida di Serse Cosmi e con il suo vecchio mentore Enrico Preziosi alla presidenza.

Un campionato esaltante per il Grifone con promozione diretta in Serie A e più che positivo per Zanini che, come a Napoli, segna 5 gol tra cui uno straordinario di tacco contro l’Empoli. Ma anche la coda della stagione 2004-05 è amara: il Genoa passa dalla A alla C1 per via dell’illecito sportivo alla vigilia della partita contro il Venezia. Nella famosa valigetta sembrano finire i sogni di gloria di Nicola Zanini che fa ancora in tempo ad assaggiare ancora un po’ di grande calcio nell’Ascoli (allenato da Marco Giampaolo) con 7 presenze in quello che sarà (nel 2005-06) l’ultimo suo torneo nella massima serie.
Nel gennaio 2006 Nicola torna… a casa e finalmente indossa la maglia biancorossa del glorioso Vicenza che lo aveva cresciuto ma in cui non era mai riuscito a giocare se non a livello di giovanili. Camolese e Gregucci gli allenatori dei suoi due anni e mezzo al Vicenza, per complessive 38 presenze e 1 rete, tutte in B.

Nell’agosto 2008, con la collaborazione del suo storico procuratore Claudio Pasqualin (il primo agente di Del Piero…) rescinde il contratto per concludere la carriera da calciatore tra i Dilettanti: prima firma con l’Albignasego (provincia di Padova) in D, poi appende gli scarpini al chiodo dopo una stagione in Eccellenza con il rinato Treviso nella doppia veste di player-manager, cioè giocatore ma anche assistente tecnico dell’allenatore Giorgio Rumignani cui poi subentra all’inizio del girone di ritorno.
L’avventura in panchina riparte – dopo un lungo stop – nel 2014-15 alla guida degli Allievi del Real Vicenza, la seconda squadra della città del Palladio. Poi il passaggio al Vicenza “vero”: Giovanissimi, Allievi, Berretti e poi, nel 2017-18, la prima squadra con tanto di subentro, esonero e ri-subentro e con salvezza ottenuta nei playout di C. Le due stagioni successive vedono Zanini alla guida dell’Este, in Serie D, e sempre in D continua ad allenare oggi, per il secondo anno consecutivo, sulla panchina della Luparense di San Martino di Lupari, in provincia di Padova.

NICOLA ZANINI classe 1974

Serie A: 51 presenze, 2 gol 
Serie B: 280 presenze, 42 gol 

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